giovedì 17 marzo 2022

¿Y SI ERES NADIE?/E SE SEI NESSUNO?

de/di María Ángeles Péres López
(trad. Marcela Filippi)

¿Y si eres nadie? 
      Miras dentro de ti y solo hay un inmenso páramo en el que nada se oye.  Ni  siquiera la  respiración agitada en  el incendio de aquello que fuiste. ¿Adónde irás cargando tu vacío?
      Nada pesa lo que no tienes, pero no hay ligereza posible para ti porque el vacío te arrastra hacia sus pies. Ha arrasado con toda la flora, los días sin viento, las reservas de agua y de pardales. Quedan muchos   más   pájaros   atrapados   contra   las  vallas:  vencejos, cormoranes, petirrojos. Un viejísimo albatros sacude su cabeza como si se hubiera atragantado con un mal verso. Entre ellos se disputan las raspas del sol y todos los poemas sobre ruiseñores o palomas que han   sido   capaces   de  digerir.  Disputan   también   con   quienes   han quedado   crucificados   contra   esas   vallas,   atrapados   en   la   larga migración del hambre, de la guerra.
      Y mientras, tú sobre tu páramo vacío.
      Te asomas con miedo al brocal de la boca y solo se ve un espejo negro que parece saludarte desde el fondo. También alguna mano de gente difusa tras tantas pantallas entreabiertas. Nada se oye sino la frugalidad de la desgana.  
      A lo lejos, tal vez el agua pida que abras la puerta de tu cuerpo.
      ¿O vas a conformarte con ser páramo? ¿Eriazo que no habilitan las hormigas? ¿Pedregal que golpea con su sed? 
      ¿Y   si   nadie   somos   todos?   Pájaro   perro,   pájaro   persona, población  y polluelo enardecido.  ¿Qué  harás en el tránsito  de  las taxonomías? 
      En ti   están  los  cien mil  caracteres  hereditarios  que te  atan dulcemente a los demás, los tres mil millones de letras del genoma humano   que   has   aprendido  sin  esfuerzo   y   silbas  con   felicidad   al levantarte, veinticuatro de los noventa elementos químicos, todas las maletas que quedan extraviadas frente a las aduanas y las noches de Ítaca y Caronte. 
      En   ti,   partículas   lejanísimas   de   estrellas   y   otros   parientes, piedras, peces, patronímicos, banderas deslucidas y otros trapos del dolor. Incluso meteoros en el festejo de la luz. 
      Todos ellos te bendicen y completan. 
      Bendicen cada una de las capas freáticas que alimentas con tu desesperación y tu amor radical a esta extrañeza que llamaron vivir, estar viviendo.
      Porque tú no eres suficiente para ti. 
      Desconoces quién eres y no importa.
      De pronto apremian la vida y los tendones. De pronto estallan granos   rojísimos   de   luz   sobre   la   superficie   torpe   de   tu   lengua. Algunos   estorninos   los   disputan   y   te   besan   con   su   canción   de alambre. 
      ¿Cómo dejar entonces que el día colisione? ¿Que haya personas aparcadas como muebles mientras viajan las mesas en primera? 
      Alguna vez recibiste en herencia un baúl y una silla de esparto pero hoy todo ha sido arrasado en el fuego, hasta el flequillo que desordenó los días y la expiación y nota a lápiz del convenio laboral, mientras hay personas aparcadas como muebles y están dentro de ti, son tu apellido. Con el agua que mana de sus letras humedeces tu frente y te levantas.


E se sei nessuno?
      Ti guardi dentro e c'è solo una distesa landa su cui nulla  si sente. Nemmeno il respiro agitato nell'incendio di ciò che sei stato. Dove andrai a portare il tuo vuoto?
      Ciò che non hai nulla pesa, ma  non c'è leggerezza possibile per te perché il vuoto ti trascina verso i suoi piedi. Ha devastato tutta la flora, le giornate senza vento, le riserve d'acqua e le nicchie dei passerotti. Ci sono molti più uccelli intrappolati contro le barriere: rondoni, cormorani, pettirossi. Un vecchissimo albatro scuote la testa come se si fosse soffocato con un brutto verso. Tra loro si disputano i fasci del sole e tutte le poesie sugli usignoli o colombe che sono stati in grado di digerire. Litigano anche con quelli che sono rimasti crocifissi su quelle barriere, intrappolati nella lunga migrazione della fame, della guerra.
      E nel frattempo, tu nella tua landa deserta.
      Ti avvicini con timore all'argine della bocca e si vede soltanto uno specchio nero che sembra salutarti dal fondo. Anche delle mani di gente dietro tanti schermi semiapertiNon si sente altro che la frugalità dell'indolenza.
      In lontananza, forse, l'acqua ti chiede di aprire la porta del tuo corpo.
      O ti accontenterai di essere landa desolata? Ermo che le formiche non abilitano? Pietraia che colpisce con la sua sete?
      E se nessuno fossimo noi? Uccello cane, uccello persona, popolazione e pulcino infiammato. Cosa farai nel transito delle tassonomie?
      In te ci sono i centomila caratteri ereditari che ti legano dolcemente agli altri, i tre miliardi di lettere del genoma umano che hai imparato senza sforzo e che fischietti con felicità quando ti alzi, ventiquattro dei novanta elementi chimici, tutte le valigie che vengono smarrite davanti alle dogane e alle notti di Itaca e di Caronte.

 In te particelle lontanissime di stelle e di altri parenti, pietre pesci, patronimici, bandiere sbiadite e altri brandelli di dolore. Incluse meteore nel festeggiamento della luce.
      Tutti questi ti benedicono e ti completano.
      Benedicono ciascuna delle falde freatiche che alimenti con la tua disperazione e il tuo amore radicale a questa stranezza che hanno chiamato vivere, star vivendo.
      Perché tu non sei abbastanza per te.
      Ignori chi sei e non importa.
      D'improvviso la vita e i tendini premono. D'improvviso granelli di luce rossastra deflagrano sulla superficie goffa della tua lingua. Alcuni storni li disputano e ti baciano con la loro canzone di fil di ferro.
      Come lasciare allora che il giorno collida? Che ci siano persone parcheggiate come mobili mentre i tavoli viaggiano in prima classe?
      Una volta hai ereditato un baule e una sedia di sparto, ma oggi tutto è andato distrutto nel fuoco, persino la frangia che ha messo in disordine i giorni  e l'espiazione e la nota a matita del contratto di lavoro, mentre ci sono persone parcheggiate come mobili e sono dentro di te, sono il tuo cognome. Con l'acqua che sgorga dalle sue lettere inumidisci la tua fronte e ti alzi.


                                                                        con Fernando Pessoa y Antonio Machado


                                                            (Del libro Incendio mineral. Vaso Roto Ediciones. Madrid 2021)

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