martedì 23 giugno 2020

L'ETERNA PRESENZA/LA ETERNA PRESENCI

di/de Simone Consorti
(trad. Marcela Filippi)

A Roma c’è un solo quartiere
senza chiese
Lì vado a pregare
tre volte al mese
per i soldi per un bacio
e quando non ho pretese
Lì vado a elemosinare
un sorriso che ricordi il mio paese
Mi concentro guardandomi intorno
dividendo in fotogrammi ogni incontro
in cerca di parole e di persone
a cui rivolgere una supplica prosaica
In questo quartiere non c’è neanche
una moschea ebraica

En Roma hay solo un barrio
sin iglesias
Allí voy a rezar
tres veces al mes
por el dinero por un beso
y cuando no tengo pretensiones
Allí voy a mendigar
una sonrisa que recuerde mi pueblo
Me concentro mirando alrededor
dividiendo en fotogramas
cada encuentro
en busca de palabras y personas
a quienes dirigir una súplica prosaica
En este barrio ni siquiera hay
una "mezquita ebraica".


(da "Le ore del terrore, Edizione L'arcolaio)

PIEDRA DE SANGRE/PIETRA DI SANGUE

de/di Santos Domíguez Ramos
(trad. Marcela Filippi)

De algún lugar del mundo, desde un centro de fuego
suben los alacranes
a una luna de sangre y a un paisaje de azufre
por donde huye la sombra líquida de la niebla.

Igual que la luciérnaga bajo la lluvia apaga
sus arterias de humo, sus fulgores solares
y deja su temblor en la noche profunda,
así flota en lo alto un silencio que vibra,
lo que queda en el aire cuando calla la música
y la memoria canta su canción de sirenas.

Bajo la luz enferma de un viento con llovizna
esta tarde amarilla cae sobre el corazón,
sobre las cicatrices secas de los naranjos
y en el agua parada que pudre los osarios,
las piedras con herrumbre de las declinaciones.


Da qualche parte del mondo, da un centro di fuoco
salgono gli scorpioni
a una luna di sangue e a un paesaggio di zolfo
da dove l'ombra liquida della nebbia fugge.

Come la lucciola sotto la pioggia spegne
le sue arterie di fumo, i suoi bagliori solari
e lascia il suo tremore nella notte profonda,
così fluttua in alto un silenzio che vibra,
ciò che resta nell'aria quando la musica tace
e la memoria canta la sua canzone di sirene.

Sotto la luce malata di un vento con pioviggine
questa sera gialla cade sul cuore,
sulle cicatrici secche degli aranci
e nell'acqua stagnante che imputridisce gli ossari,
le pietre con ruggine dei declini.




(de El dueño del eclipse, XXXII Premio de poesía ciudad de Badajoz. Algaida Editores, Sevilla 2014)

FIEBRE DE MIEL/FEBBRE DI MIELE

de/di Manuel López Azorín
(trad. Marcela Filippi)

Cuando en la soledad de lo más hondo
llega mi voz a mí para contarme 
lo que no sabe nadie
                                         (ni yo mismo)
escucho los idiomas,
unas lenguas con códigos secretos que descifro
                                                (¡y apenas sé la mía!)
y una fiebre de miel me florece palabras
desde el núcleo más íntimo.

Permanezco asombrado
                                           (y temeroso)
porque entiendo lenguajes que no sé
y lo que desconozco
llega con luminosa claridad para alumbrarme...
de corazón, de pensamiento.
                      (un lenguaje especial
                      que recorre mi sangre y mis sentidos
                      y sólo en ocasiones me desvelas.)


Quando nella solitudine del più profondo
giunge la mia voce per raccontarmi
ciò che nessuno sa
                                         (neanche io stesso)
sento gli idiomi,
alcune lingue con codici segreti che decifro
                                                (e appena conosco la mia!)
e una febbre di miele fa fiorire parole
dal nucleo più intimo.

Rimango stupito
                                           (e timoroso)
perché capisco linguaggi che non conosco
e quel che non so
giunge con splendida chiarezza per illuminarmi ...
e mi tesse nelle sue reti...
di cuore, di pensiero.
                      (una linguaggio speciale
                      che scorre attraverso il mio sangue e i miei sensi
                      e solo a volte mi tiene sveglio.)


                                                      (del libro La ceniza y la espuma, Sial Ediciones, Madrid 2008)

lunedì 22 giugno 2020

RECUERDO TU TRISTEZA/RICORDO LA TUA TRISTEZZA

de/di Marisa Peña (trad. Marcela Filippi) Recuerdo tu tristeza, y esa lenta agonía de las horas. Recuerdo la tibieza de aquella sempiterna juventud, tan plena de belleza. Y esa mortal quietud de “soledad sonora” que no sobrevivió a nuestra torpeza… Ricordo la tua tristezza, e quella lenta agonia delle ore. Ricordo la tepidezza di quella sempiterna giovinezza, così piena di bellezza. E quella quiete mortale di "sonora solitudine" che non sopravvisse al nostro imbarazzo ...

giovedì 18 giugno 2020

L'ORA DEL BLU (Selezione di otto poesie con introduzione e traduzione allo spagnolo)

di/de Eugenio Scalfari
(trad. Marcela Filippi PLaza)

Sono giunta alla lettura del libro di poesie L'ora del blu (Einaudi 2019) di Eugenio Scalfari per curiosità. Trovo commovente che Scalfari, considerato da molti un uomo cerebrale, freddo e calcolatore, abbia deciso - esercitando a 95 anni i muscoli della memoria - di esprimere attraverso il linguaggio poetico le proprie emozioni e ricordi in un colloquio molto intimo, più che col lettore, con se stesso.Ho scelto di tradurre in spagnolo soltanto otto poesie, perché sono quelle che mi sono maggiormente piaciute, e perché in queste non predomina l'aspetto puramente intellettuale: vi è una certa spontaneità e ispirazione. I suoi versi sono impastati di ricordi: luoghi, persone, e momenti (vissuti e sognati), quasi a voler fare un bilancio tra nostalgie e avversità. Scalfari, abbandonando forse per la prima volta gli schemi della scrittura giornalistica, si è fatto dominare dal meraviglioso sussurro della poesia che gli ha permesso di cogliere l'essenza del proprio universo fatto di successi, sofferenze, solitudine e tanta nostalgia. La sua parola poetica, scevra da sovrastrutture retoriche e da abbellimenti letterari, lo ha condotto, andando oltre gli aspetti superficiali e scontati, verso una nuova frontiera, dove la poesia rappresenta, senza ombra di dubbio, il luogo magico dove poter ascoltare in piena libertà la propria coscienza. Considero questa apertura di Scalfari alla poesia una sorta di saluto... il più bel saluto a cui si possa pensare.
1) LA GHIRLANDA
La vecchiaia è una bella stagione
i muscoli sono più fiacchi
curva è la schiena
quasi piegata in due
e tu guardi i tuoi piedi
e se non stai seduto
il cielo e le sue stelle non li vedi.
Ma tutto sta nel cuore: i sentimenti,
la memoria, l'affetto del passato, i paesaggi
le montagne, il mare,
le persone che amasti e che ami ancora,
le canzoni che cantasti
e la vita che vivesti.
La vecchiaia ti regala i ricordi,
e questa è la ghirlanda
del sogno che verrà.
LA GUIRLANDA
La vejez es una temporada hermosa
los músculos están más desanimados
la espalda está curva
casi doblada en dos
y miras tus pies
y si no estás sentado
no ves el cielo y sus estrellas.
Pero todo está en el corazón: los sentimientos,
la memoria, el cariño del pasado, los paisajes
las montañas, el mar,
las personas que amaste y que aún amas,
las canciones que cantaste
y la vida que viviste.
La vejez te regala los recuerdos,
y esta es la guirlanda
del sueño que vendrá.
2) UNA FINESTRA SUL MARE
Il mio primo ricordo
è una finestra sul mare,
il cesso sul balcone
e la ringhiera di ferro
le navi che partivano e arrivavano
il suono delle sirene del postale
e i gabbiani che volavano maestosi
e all'improvviso
cadevano a picco sui pesci del mare.
Da quella finestra
cominciò la mia vita,
la mia memoria, la mia malinconia
e anche il mio risentimento
e la voglia di compensare
non so quale torto subito.
UNA VENTANA AL MAR
Mi primer recuerdo
es una ventana al mar
el retrete en el balcón
y la barandilla de hierro
barcos que salían y llegaban
el sonido de las sirenas de la nave correo
y las gaviotas volando majestuosamente
y de repente
se lanzaban en picada sobre los peces del mar.
Desde esa ventana
comenzó mi vida,
mi memoria, mi melancolía
y también mi resentimiento
y el deseo de compensar
no sé qué daño sufrido.
3) L'ELMO
L'io non esiste
è una superstizione
o una caricatura,
una maschera, una balera,
un pennacchio di un elmo,
un computer depositario di una memoria,
una gabbia,
un capriccioso dittatore.
Oppure un prigioniero?
Avrà il senso che gli darai,
ma se ti scorderà
sarai traccia smarrita
tra galassie indecifrabili.
EL YELMO
El yo no existe
es una superstición
o una caricatura,
una máscara, un salón de baile,
un penacho de un yelmo,
una computadora depositaria de una memoria,
una jaula,
un dictador caprichoso.
O tal vez un prisionero?
Tendrá el sentido que le des,
pero si llegara a olvidarte
serás una huella perdida
entre galaxias indescifrables.
4) LA COMETA
Molti credono che le anime, quando volano via,
si riuniscono al Creatore
e quella credenza li consola.
Le anime e il Creatore nell'alto dei cieli:
è la favola che mia madre mi raccontava
la sera di Natale
quando in corteo
andavamo a deporre il bambino
nella mangiatoia
e l'asino e il bue
lo riscaldavano col fiato
e i pastori intorno
e la cometa che tracciava nel cielo
l'avvento del miracolo.

LA ESTRELLA
Muchos creen que las almas, cuando se van,
se reúnen con el Creador
y esa creencia los consuela.
Las almas y el Creador en el alto de los cielos:
es el cuento que me contaba mi madre
en la noche de navidad
cuando en procesión
íbamos a depositar al niño
en su pesebre
y la mula y el buey
lo calentaban con su aliento
y los pastores alrededor
y la estrella que trazaba en el cielo
el advenimiento del milagro.
5) LE FAVOLE
Le Favole raccontano che a mezzanotte
quando tutti dormono
e i sogni invadono la mente e il cuore
gli oggetti si svegliano
e parlano tra loro linguaggi misteriosi:
gli orologi fermi
tornano a battere le ore,
i gatti di peluche
saltano sulle poltrone ronfando di piacere,
le bambole di porcellana si agghindano
e i soldati di piombo si mettono in marcia
al suono del tamburo che li precede
poi, quando l'oscurità della notte
cede al chiarore dell'alba
gli oggetti tornano ai loro posti
e alla loro immobilità.
LAS FÁBULAS
Las Fábulas cuentan que a medianoche
cuando todos duermen
y los sueños invaden la mente y el corazón
los objetos despiertan
y hablan lenguajes misteriosos entre ellos:
los relojes detenidos
vuelven a marcar las horas
los gatos de peluche
saltan sobre los sillones ronroneando de placer,
las muñecas de porcelana se engalanan
y los soldados de plomo se ponen en marcha
al sonido del tambor que los precede
luego, cuando la oscuridad de la noche
cede a la luz del alba
los objetos vuelven a sus lugares
y a su inmovilidad.

6) I DESIDERI
Ho raggiunto la pace dei sensi
dicono i vecchi
con un pizzico di civetteria.
Ma non esiste la pace dei sensi.
Quando i sensi languono
si moltiplicano i desideri
che diventano tanto più intensi
quanto sono immaginari.
La pace dei sensi e dei desideri
arriva quando esci dal tempo e dallo spazio
e l'energia senza più forma
vaga
nell'universo dei quanti
in cerca d'un poeta
che la catturi di nuovo.
LOS DESEOS
Logré la paz del espíritu
dicen los viejos
con una pizca de coquetería.
Pero no existe la paz del espíritu.
Cuando los sentidos languidecen
los deseos se multiplican
se vuelven aún más intensos
en la medida que son imaginarios.
La paz del
espíritu
y de los deseos
llega cuando sales del tiempo y del espacio
y la energía ya sin forma
vaga
en el universo de los tantos
en busca de un poeta
que la vuelva a capturar.
7) IL BAMBINO
Il bambino che visse innamorato
tra le braccia sognanti di mia madre
e le sue lunghe ciglia affascinate
si è poi nascosto nella mia memoria
resistendo allo scorrere del tempo
e alla spietata
crudeltà della mente. Per tutta la vita
l'ho avuto in cuore, dolce compagnia,
alternante innocenza alla ragione.
Ora è scomparso, forse sprofondato,
nell'oscura caverna degli istinti.
Di tanto in tanto chiama
con voce flebilissima e lontana,
ma quando morte arriva
tornerà al capezzale
per dormire con l'ultima carezza.
EL NIÑO
El niño que vivió enamorado
en los brazos soñadores de mi madre
y de sus largas pestañas fascinadas
se escondió después en mi memoria
resistiendo al paso del tiempo
y a la despiadada
crueldad de la mente. Toda la vida
lo he tenido en mi corazón, dulce compañía,
que alterna inocencia a la razón.
Ahora desapareció, tal vez hundido,
en la oscura caverna de los instintos.
De vez en cuando llama
con voz muy débil y distante
pero cuando muerte llegue
volverá a su lecho
para dormir con la última caricia.
8) PAURA DELL'UNIVERSO
Quando penso l'Universo
m'assale la paura,
non so che cosa sia,
tutto contiene
compreso Dio che l'ha creato
e ne fa parte:
Creatore dentro Creatura,
schiacciante immensità
confinante col nulla.
E' questa la paura.
L'Universo non pensa:
vive e contiene schegge
senza alcun senso e senza alcuna guida.
Schegge sono i pensieri
e scheggia è Dio
i numeri e le stelle
la roccia delle montagne
il mare e le tempeste
le forze gravitanti
e la morte che gioca con la vita.
L'Universo
è L'Essere Esistente
senza significato
perché tutto contiene
anche il nulla fa parte
insieme alla paura
di quella scheggia umana autocosciente
dell'Universo dentro il quale vive.

MIEDO AL UNIVERSO
Cuando pienso en el Universo
me asalta el miedo,
no sé lo que es,
lo contiene todo
también a Dios que lo creó
y es parte de él:
Creador dentro de la Criatura,
abrumadora inmensidad
confinante con la nada.
Es este el miedo.
El universo no piensa:
vive y contiene esquirlas
sin ningún sentido y sin ninguna guía.
Las esquirlas son pensamientos
y Dios es esquirla
los números y las estrellas
la roca de las montañas
el mar y las tormentas
las fuerzas gravitatorias
y la muerte que juega con la vida.
El universo
es el Ser Existente
sin significado
porque todo lo contiene
también la nada es parte
junto con el miedo
de esa esquirla humana autoconsciente
del universo en el cual vive.


(dal libro L’ORA DEL BLU, Einaudi 2019)

EL SABOR MÁS INTENSO/IL SAPORE PIÙ INTENSO

de/di Miguel Sánchez-Ostiz
(trad. Marcela Filippi)
(Boris Vian)
Con los ojos cerrados regresan
el sabor del queso, y del aceite del trujal de casa,
el del vino y las ciruelas del verano,
el membrillo y las uvas en las viñas lejanas del otoño
Las mujeres, Txibindoba se llamaban, me acuerdo,
el polvo del camino y los huesos blancos de los muertos,
blancos de lluvia antigua, verdes en la noche.
En la casa que habito a ojos cerrados
anidan las historias de los suicidas y los ejecutados,
para siempre en el fondo, en el temor a la vida, el peligro
un reverbero, un zumbido, el otro lado.
Busco en la memoria un sabor dulce,
busco la puerta del regreso,
para poder despedirme, para irme.
Con gli occhi chiusi ritorna
il sapore del formaggio, dell'olio del torchio domestico,
del vino e delle prugne estive,
della mela cotogna e delle uve nelle lontane vigne dell'autunno
-Le donne o Txibindoba si chiamavano, ricordo-,
la polvere della strada e le ossa bianche dei morti,
bianche di pioggia antica, verdi di notte.
Nella casa in cui vivo ad occhi chiusi
nidificano le storie dei suicidi e dei giustiziati,
per sempre sullo sfondo, nel timore alla vita, il pericolo
un riverbero, un ronzio, l'altro lato.
Cerco nella memoria un sapore dolce,
cerco la porta del ritorno,
per poter salutare, per andarmene.


(de AQUÍ SE DETIENEN, Ars Poetica, boutique de poesía 2018)

mercoledì 17 giugno 2020

LA MIRADA/LO SGUARDO

de/di José Cereijo
(trad. Marcela Filippi)

Siempre he querido, siempre,
escribir un poema.
Alguna vez mirando
los árboles, las casas,
los hombres y sus sombras,
me parecían a punto
de resolverse en ser, de ser reales,
de volver transparentes las palabras
que lo hicieran posible.
Pero ha pasado el tiempo,
y siento, sé, que nada he conseguido,
excepto esto, que tal vez no es poco:
hacer, de ese silencio
-de la oscura inminencia, tal vez imaginaria-
una forma de vida.
Ho sempre voluto, sempre,
scrivere una poesia.
Qualche volta, guardando
gli alberi, le case,
gli uomini e le loro ombre,
mi sembravano sul punto
di tramutarsi in essere, di essere reali,
di fare trasparenti le parole
che lo rendessero possibile.
Ma il tempo è passato
e sento, so, di non aver ottenuto nulla,
tranne questo, che forse non è poco:
fare, di quel silenzio
-dell'oscura imminenza, forse immaginaria-
una forma di vita.


(de ÁRBOL DESNUDO, Antología poética, Renacimiento 2017)

SE ACERCA EL ÚLTIMO DÍA/SI AVVICINA L’ULTIMO GIORNO

de/di Marta López Vilar
(trad. Marcela Filippi)
También de aquí te marcharás. Pero también todo esto fue tuyo: la desolación primera, la tormenta que nunca terminaba de llegar, el lenguaje amputado. Dejarás todo eso en el mismo lugar donde lo encontraste, como un idioma lejano. Pero no sabrás volver donde partiste. Ya no. Tu corazón y el Bosque. Tu corazón o el Bosque.
Te ne andrai anche da qui. Però anche tutto questo è stato tuo: la prima desolazione, la tempesta che non finiva mai di arrivare, il linguaggio amputato. Lascerai tutto ciò nello stesso posto dove l'hai trovato, come un idioma lontano. Ma non saprai tornare da dove sei partita. Non più. Il tuo cuore e il Bosco. Il tuo cuore o il Bosco.
(del libro El Gran Bosque, II Premio Internacional de Poesía Margarita Hierro, ediciones Pre-Textos, 2019)

FRONTERA/FRONTIERA

de/di José Ángel García Caballero
(trad. Marcela Filippi)

Aprendo uma gramática de exílio
Eugenio De Andrade

Este cielo es más alto.
Me extraña su gramática de luces
sobre los quitamiedos.
Respiro detenido,
incapaz del silencio en esta lengua
que ya no me pregunta cuánto tiempo.

Porque en el fondo te hablo de otra guerra,
de sus nuevas canciones
que se gastan igual en mitad de los valles,
de otro Portbou tras una luna táctil
de llamadas perdidas.

Qué rara la intemperie
de estas calles que apenas son paisaje.

Es otra guerra, sí. Triste como la infancia
en un traje invisible,
días que me repiten los vagones de un tren televisado,
esta blanca metáfora de invierno
y la piel sonrosada de tu mano,
como en aquel anuncio.
Questo cielo è più alto.
Mi stupisce la sua grammatica di luci
sulle barriere.
Respiro trattenuto,
incapace del silenzio in questa lingua
che non mi chiede più quanto tempo.
Perché in fondo ti parlo di un'altra guerra,
delle sue nuove canzoni
che si consumano lo stesso nel mezzo delle valli,
di un altro Portbou* dietro una luna tattile
di chiamate perse.

Che strana l’intemperie
di queste strade che sono appena paesaggio.

È un'altra guerra, sì. Triste come l'infanzia
in un abito invisibile,
giorni che i vagoni di un treno teletrasmesso mi ripetono,
questa bianca metafora d’inverno
e la pelle rosea della tua mano,
come in quell’annuncio.
(de Buhardilla, Valparaíso Ediciones, 2014)
Portbou* comune spagnolo situato nella comunità autonoma della Catalogna