martedì 26 giugno 2018

Por qué escribo/Perché scrivo

(trad. M.F.P)
Escribo para poblar el desierto, para no estar sola en mi voluntad de serlo.
En esta voluntad de soledad, escribo para no permitirme sentir desesperación; entonces, se me hace necesario impregnar de palabras los espacios.
Escribo para distraerme de la tentación de la nada, del suicidio como imagen de finales elegidos.
Sé que al escribir, no muero.
Existo en ese segundo y en todos los segundos que se me escapan a continuación, porque lo escrito respira por sí solo una vez que alguien lo puede escudriñar; entonces ese simple pestañeo, evidencia una propiedad inmediata en el otro.
También lo hago como un registro para el recuerdo, para preservar la memoria y pelearle al olvido.
Me ha permitido contener dolores insoportables.
Lo mío está en escribir.
Lo mejor que tengo en mi vida es pasar los días sin arreglarme, sin pensar en las horas cortísimas, maravillándome de todo lo que sucede en momentos enormes como aquellos.
Sola, en silencio, pensando.
Cuando escribo alguna cosa, es en donde estoy.
Me concibo y entiendo.
Sé que se escribe para otorgar testamentos.
De todo peso y forma.
Una carta, una frase, palabras repetidas pero vivas porque se acaban de plasmar en una hoja cualquiera.
Testamento y testimonio: que cosa tan parecida!!
Cuando quiero darle sentido de eternidad a lo que sucede a mi alrededor y quiero compartir cosas que pretendo hacerlas inolvidables, expreso mi escrito verbalmente, o....escribiendo acerca de ellas.
Cuestión de formas.
Brindo palabras declamadas con sentimientos profundos, y es así que de pronto estoy escribiendo en el aire, para bautizar las cosas pues al nombrarlas, también soy.
Escribiendo y leyendo, he podido vivir otras vidas, en lugar de la vida de todos los días.
Pienso en posibilidades de lo que genera esta pasión: persuade, seduce, me escondo en ello.
Sorprendentemente también profetizo, y esto simplemente ocurre: se hace verosímil la realidad. Cualquiera, la que sea.
Debo añadir algo más, quizá de menos: cuando escribo, surge nítida e inevitablemente, razones para callar.
Digo, ante todo, que sería más legítimo el silencio, porque contiene todo lo inefable de lo que es existir por convicción.
Por permitirme extender las manos imaginariamente y así atrapar lo inasible, confirmo ante mi espejo imaginario, que escribo porque es lo único que sé hacer.


Scrivo per popolare il deserto, per non stare da sola nella mia volontà di esserlo.
In questa volontà di solitudine, scrivo per non permettermi di sentire disperazione; dunque diventa per me necessario, impregnare di parole gli spazi.
Scrivo per distrarmi dalla tentazione del nulla, dal suicidio come immagine di finali scelti.
So che scrivendo, non muoio.
Esisto in quel secondo e nei secondi che sfuggono continuamente, perché ciò che è scritto respira da sé una volta che qualcuno lo ha scrutato; allora quel semplice lampeggio, evidenzia una proprietà immediata nell'altro.
Lo faccio anche come un registro per il ricordo, per preservare la memoria e lottare contro l'oblio.
Mi ha permesso di contenere dolori insopportabili.
La cosa è scrivere.
Quel che di meglio ho nella mia vita è trascorrere i giorni senza aggiustarmi, senza pensare alle brevissime ore, meravigliandomi di tutto ciò che accade in momenti enormi come quelli.
Da sola, in silenzio, pensando.
Quando scrivo qualcosa, è dove sono.
Concepisco me stessa e comprendo.
So che si scrive per fare testamenti.
Di qualsiasi peso e forma.
Una lettera, una frase, parole ripetute ma vive, perché si sono appena plasmate su un foglio qualsiasi.
Testamento e testimonianza: cose così simili !!
Quando voglio dare un senso di eternità di ciò che accade intorno a me e voglio condividere cose che intendo rendere indimenticabili, esprimo la mia scrittura verbalmente, o .... scrivo su di esse.
Questione di forma.
Celebro parole declamate con sentimenti profondi, ed è così che improvvisamente mi trovo a scrivere in aria, per battezzare le cose nominandole, così sono.
Scrivendo e leggendo, ho potuto vivere altre vite, al posto della vita di tutti i giorni.
Penso alle possibilità che questa passione genera : persuade, seduce, mi ci nascondo.
Sorprendentemente, profetizzo anche, e semplicemente succede: la realtà è verosimile. Qualunque essa sia.
Devo aggiungere qualcosa di più, forse meno: quando scrivo, sorgono nitide e inevitabili ragioni per tacere.
Voglio dire, prima di tutto, che sarebbe più legittimo il silenzio, perché contiene tutto l’ineffabile di ciò che vuol dire esistere per convinzione.
Per consentirmi di estendere le mani immaginativamente, e così afferrare l’inafferrabile, confermo davanti al mio specchio immaginario, che scrivo perché è l’unica cosa che so fare.

QUÉDATE/RIMANI

de/di Mara Romero
(trad. Marcela Filippi)
Hasta donde sea posible
fingiré ser una mujer normal.
Rediseñaré lo que siento por ti;
voy a partir tu cuerpo en cien pedazos
y a mezclar en la licuadora
cada una de sus piezas;
agregaré cerveza
para que aún tenga tu aroma.
Con tu sangre,
prometo pintar un cuadro,
hacerte tinta para escribir un poema.
Pero, por favor, quédate,
aunque sólo sea en mi memoria.

Fin dove sarà possibile
fingerò di essere una donna normale.
Ridisegnerò ciò che provo per te;
taglierò il tuo corpo in cento pezzi
e mescolerò nel frullatore
ogni suo pezzo;
aggiungerò birra
affinché abbia ancora il tuo aroma.
Col tuo sangue,
prometto di dipingere un quadro,
farò di te inchiostro per scrivere una poesia.
Ma, per favore, rimani
anche fosse solo nella mia memoria.



lunedì 25 giugno 2018

NO TE NECESITO/NON HO BISOGNO DI TE

de/di Luis Hector Gerbaldo
(trad. Marcela Filippi)



No te necesito realidad
tengo mis dibujos.
Fuera de aquí amor,
me basta con mi Diego
Tranvía, pedazo de hierro ambulante,
yo te hice mutilador.
Quítate de allí dolor
para eso tengo mi cuerpo.
No quiero saber de belleza
la belleza soy yo.
Universo no juegues al infinito
si no eres más que una cama.
Pies, para qué los quiero
si tengo alas para volar.
Eternidad, no me haces falta
soy Frida Kalho!





Non ho bisogno di te realtà
ho i miei disegni.
Via di qui amore,
mi basta il mio Diego.
Tram, pezzo di ferro ambulante,
io ti ho reso mutilatore.
Vai via da lì dolore,
per quello mi basta il mio corpo.
Non voglio sapere di bellezza,
la bellezza sono io.
Universo non giocare all'infinito
perché non sei altro che un letto.
Piedi, a cosa mi servono,
se ho le ali per volare.
Eternità, non mi manchi;
sono Frida Kalho!