de/di Zhivka Baltadzhieva
(tard.Marcela Filippi)
Sentada en un banco en la sombra,
en la plaza empedrada de la iglesia de San Demetrio,
en Sliven, mi сiudad, mi paisaje genético,
siento el sol y el aguacero
de lo que ya ha pasado, de lo que pasará.
Aunque nunca pudo ser pronunciado mi amor
y tampoco mi amargura,
las nubes, los árboles, las blancas paredes de las casas de antaño,
los nuevos edificios de cristal y plásticos inteligentes,
las pequeñas flores que burlan el pavimento,
los sobresaltados pájaros del horizonte,
los transeúntes y los ausentes
silabean su fervor sin darse cuenta.
Solo que la piel de la vida y de la muerte se eriza.
Y entonces, el aire sopla levemente
y apacigua el paisaje.
Seduta su una panchina all'ombra
nella piazza lastricata della chiesa di San Demetrio,
a Sliven, la mia città, il mio paesaggio genetico,
Sento il sole e l'acquazzone
di ciò che è già successo, di ciò che accadrà.
Sebbene mai poté essere pronunciato il mio amore
e nemmeno la mia amarezza,
le nuvole, gli alberi, le bianche mura delle case di un tempo,
i nuovi edifici in vetro e di plastiche intelligenti,
i piccoli fiori che raggirano il pavimento,
gli spaventati uccelli dell'orizzonte,
i transeunti e gli assenti
sillabano il loro fervore senza rendersene conto.
Solo che la pelle della vita e della morte si rizza.
E poi, l'aria soffia leggermente
e placa il paesaggio.
(Del libro Fuga a lo Real, Amargord, Madrid 2012)
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