de/di Juan Carlos Méndez Guédez
(trad. Marcela Filippi)
Hace muchos siglos las ostras poseían un complejo ritual amoroso antes deaparearse. Cantaban un aria de Puccini y se frotaban entre ellas imitando el disparo conque Andrés Iniesta coronó a España campeona del mundo. De tales frotamientossurgieron once variedades de relámpagos, un par de iglesias góticas, algunos cuadros deBoticelli, los siete primeros versos de la Divina Comedia, los zapatos de dos tonos, ymiles de pequeñas ostras que se esparcieron por los mares. Pero cerca del año 991 antesde nuestra era, una ostra sufrió un terrible desengaño al comprobar que su amor norespondía sus cartas y se había mudado a aguas más profundas. Aquella ostra decidiónunca volver a enamorarse. Cuando llegó el mes de junio, desde su cuerpo brotó unlíquido lácteo que al contacto con superficies duras se transformó en ostras del tamaño de un grano de pimienta que luego fueron creciendo. No se conformó con eso, sino queen una noche de ebriedad, cuando algo de arena entró en ella por accidente, decidióconvertirla en una perla y obsequiársela a sí misma. El resto de las ostras comenzaron aimitarla. Desarrollaron una vida en la que sólo recitaban mantras budistas sin entregarnunca su amor y por lo tanto sin sufrir su destrucción terrible.
Cuenta la leyenda que, a pesar de estos antecedentes, las ostras culminan su existenciaen una fiesta de entrega feroz en la que viven sus últimos minutos acompañadas porchampán, limón, trozos de pan y delicioso paté. Afirman que las ostras conocen en esemomento una pasión definitiva en la que seres monstruosos y gigantes las seducen. Deser cierta esta historia, las ostras hemos conseguido alcanzar la devastación del amor porotras vías. No lo sé. Soy una joven ostra. Desconozco el mundo y no quiero el dolor.Eso sí, tengo muchas ganas de conocer París. Dicen que es una bella ciudad y que en unos años viajaré a ella. A veces me pregunto qué es el champán. En París, meadvierten, alguien me invitará a beberlo.
Molti secoli fa le ostriche avevano un complesso rituale amoroso prima di accoppiarsi. Cantavano un'aria di Puccini e si strofinavano a vicenda imitando il colpo con cui Andrés Iniesta incoronò la Spagna campione del mondo. Da tali strofinamenti si levarono undici varietà di fulmini, un paio di chiese gotiche, alcuni dipinti di Botticelli, i primi sette versi della Divina Commedia, le scarpe bicolore, e migliaia di piccole ostriche che si sono sparse nei mari. Ma intorno all'anno 991 prima della nostra era, un'ostrica soffrì una terribile delusione quando scoprì che il suo amore non rispondeva alle sue lettere e si era trasferito in acque più profonde. Quell'ostrica decise di non innamorarsi mai più. Quando arrivò il mese di giugno, dal suo corpo sgorgò un liquido latteo che, a contatto con superfici dure si trasformò in ostriche dalle dimensioni di un granello di pepe, che poi crebbero. Tuttavia non ne fu soddisfatta e, in una notte di ubriachezza, quando un po' di sabbia entrò in essa accidentalmente, decise di trasformarla in una perla e, così,ossequiare se stessa. Le altre ostriche iniziarono ad imitarla. Svilupparono una vita in cui recitavano solo dei mantra buddisti senza mai concedere il loro amore e pertanto non soffrire la sua terribile distruzione.
La leggenda narra che, nonostante questi antecedenti, le ostriche culminano la loro esistenza in una festa di feroce abbandono in cui vivono i loro ultimi minuti accompagnate da champagne, limone, pezzi di pane e delizioso paté. Affermano che le ostriche conoscono in quel momento una passione definitiva in cui esseri mostruosi e giganti le seducono. Se questa storia è vera, noi ostriche siamo riuscite a ottenere la devastazione dell'amore per altre vie. Non lo so. Sono una giovane ostrica. Non conosco il mondo e non voglio il dolore. Certo è, che ho molta voglia di conoscere Parigi. Dicono che è una bella città e che tra qualche anno ci andrò in viaggio. A volte mi chiedo cosa sia lo champagne. A Parigi, mi avvertono, qualcuno mi inviterà a berlo.
(El último mapa. Antología)
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