de/di Santos Domínguez Ramos
(trad. Marcela Filippi)
Era el puente más largo
y hoy sólo tiene un arco que resiste,
oblicuo a la corriente,
la turbulencia turbia del Tíber verde y pardo.
Cruzaron por allí los que volvían
vencedores del tiempo y de la guerra.
Tuvo un jardín colgante
en su mármol augusto que asedia la maleza.
Lo vencieron las tercas crecidas de este río
y ahora es más que una ruina y un abismo glorioso:
ahora es la imagen triste de la ausencia y el sueño,
el testigo imposible de un tiempo milenario.
Como ese puente roto, persiste la memoria
sobre las aguas turbias del tiempo irreparable.
Era il ponte più lungo
e oggi ha solo un arco che resiste,
obliquo alla corrente,
la torbida turbolenza del Tevere verde e bruno.
Di là attraversavano quelli che tornavano
vincitori del tempo e della guerra.
Ebbe un giardino pensile
nel suo augusto marmo che l'erbaccia assedia.
Lo sconfissero le ostinate piene di questo fiume
e ora non è altro che una rovina e un abisso glorioso:
ora è la triste immagine dell'assenza e del sogno,
il testimone impossibile di un tempo millenario.
Come quel ponte rotto, persiste la memoria
sulle acque torbide del tempo irreparabile.
(Cuaderno de Italia)
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