de/di Alejandro Céspedes
(trad. Marcela Filippi)
Pero… ¿si no hay frontera? ¿Si yo nunca he tenido
territorios vedados ni a los labios ni a las manos?
Desde que fui carne, carne dócil, fui adiestrada al amor
y a la caricia. No hubo noche en la que no viniera a
sentarse en la colcha de mi sueño. No hubo noche que
no me hipnotizara con su voz que sembraba mis oídos
de extraños horizontes.
Si no había frontera cómo iba él a traspasar qué límites.
Fui creciendo a la sombra de sus manos,
se expandían mis células cuando él las exploraba,
mi piel fue como un atlas a sus ojos,
un territorio utópico, cercano, conquistable.
Y si no había frontera, cómo reconocer en qué momento
esa metamorfosis de sus manos las convertía en ágiles
rapaces que aleteaban debajo de mi falda.
Desde qué desquiciada procedencia acudía aquel ímpetu
que desoía el sermón de la ternura y que yo nunca
supe calmar sin ensuciarme.
Ma... e se non c'è frontiera? Se non ho mai avuto
territori vietati né per le mie labbra né perle mie mani?
Da quando sono carne, carne docile, sono stata addestrata all'amore
e alle carezze. Non c'è stata una notte in cui non sia venuto a sedersi
sulla coperta del mio sogno. Non c'era notte che non mi ipnotizzasse
con la sua voce con cui seminava le mie orecchie
con strani orizzonti.
Se non c'era frontiera, lui come avrebbe potuto oltrepassare, quali limiti?
Crescevo all'ombra delle sue mani,
le mie cellule si espandevano quando lui le esplorava,
la mia pelle era come un atlante per i suoi occhi,
un territorio utopico, vicino, conquistabile.
E se non c'era frontiera, come riconoscere in quale momento
quella metamorfosi delle sue mani le trasformava in agili rapaci
che sfarfallavano sotto la mia gonna?
Da quale dissennata origine proveniva quell'impeto
che ignorava il sermone della tenerezza e che io non ho mai
saputo calmare senza sporcarmi?
(Del libro Las caricias del fuego. Amargord ediciones. Madrid, 2018)
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