domenica 2 febbraio 2025

LOS INFRALEVES

de/di Alejandro Céspedes
(trad. Marcela Filippi)

FRACCIÓN 5
Las galaxias aún no habían parido,
el universo estaba prediciéndose,
sin embargo, recuerda su existencia
incluso más allá de su comienzo,
es una regresión a aquel origen en el que los anfibios
no sabían qué mundo preferir.
El nuevo día nace y de repente
la vida es un presagio de lo viejo.
Aquel niño que fui cierra los ojos, se sumerge en el agua.
Profundamente sabe de una forma sencilla y explosiva
–de ese modo que a veces nos asalta de golpe
el dolor de estar vivos– que esta es la misma agua,
la de todos los pozos de sus casas.
Es el agua que bebió su madre, la misma que dio origen
a aquel líquido amniótico en el que buceó
desde el primer instante de su vida.
Es el agua del Nilo faraónico, hielo del Himalaya,
de un mar que se ha secado hace milenios,
el agua que bebiera aquel Adán
y que luego expulsada vuelve al ciclo,
es la gota que cae de un grifo mal cerrado
y perfora en la noche los oídos,
agua de cualquier lágrima, de lluvia,56
el agua que le abraza con una recurrente incertidumbre.
Siempre la misma agua, su levedad perfecta.

Hoy los viejos presagios se acomodan
entre los meridianos de la melancolía.
De la memoria emigran los nombres de las cosas
y la vida se incendia en la sospecha.
Se desangra el olvido lo mismo que aquel cerdo traicionado
que aún sigue chillando cada noche
colgado de los garfios de la infancia, al fondo de los tímpanos,
rompiendo los cristales de todos los armarios,
hozando en los espejos desnudos de misterio,
dejando aquella herida sangrando en los oídos.
El verdugo y la víctima se abrazan,
se funden se confunden se hacen uno.
El amor apostata siete veces sobre las cuatro letras
que conforman su nombre mientras el agua arrastra
la sangre diluida con cada nuevo cubo que se vierte en el suelo.
Siempre la misma agua trepando y descendiendo…

Una vida naufraga en otra vida.
El principio de Arquímedes intenta
demostrar por qué flotan esos cuerpos.
El fondo del mar debiera ser el cielo de todos los ahogados.

FRAZIONE 5
Le galassie non avevano ancora partorito,
l'universo stava prevedendo se stesso,
tuttavia, ricorda la sua esistenza
anche al di là del suo inizio,
è una regressione a quell'origine in cui gli anfibi
non sapevano quale mondo preferire.
Il nuovo giorno nasce e all'improvviso
la vita è un presagio di quel che è vecchio.
Quel bambino che fui chiude gli occhi, s'immerge nell'acqua.
Sa profondamente di una forma semplice ed esplosiva
–di quel modo che a volte ci assale d'un tratto
il dolore di essere vivi – che questa è la stessa acqua,
quella di tutti i pozzi delle sue case.
È l'acqua che ha bevuto sua madre, la stessa che ha dato origine
a quel liquido amniotico in cui nuotò
dal primo istante della sua vita.
È l'acqua del Nilo faraonico, ghiaccio dell'Himalaya,
di un mare che si è prosciugato da millenni,
l'acqua che bevve Adamo
e una volta espulsa ritorna al suo ciclo,
è la goccia che cade da un rubinetto chiuso male
e perfora di notte le orecchie,
acqua di qualsiasi lacrima, di pioggia,
l'acqua che lo abbraccia con una ricorrente incertezza.
Sempre la stessa acqua, la sua leggerezza perfetta.

Oggi i vecchi presagi si accomodano
tra i meridiani della malinconia.
Dalla memoria emigrano i nomi delle cose
e la vita s'incendia nel dubbio.
Si dissangua l'oblio come quel maiale tradito
che grugnisce ancora ogni notte
appeso agli uncini dell'infanzia, in fondo ai timpani,
rompendo i vetri di tutti gli armadi,
ispezionando negli specchi nudi di mistero,
lasciando quella ferita sanguinante nelle orecchie.
Il carnefice e la vittima si abbracciano,
si fondono, si confondono, diventano uno.
L'amore apostata sette volte sulle quattro lettere
che compongono il suo nome mentre l'acqua trascina
il sangue diluito con ogni nuovo cubo versato sul pavimento.
Sempre la stessa acqua che sale e scende…

Una vita naufraga in un'altra vita.
Il  principio di Archimede tenta
di dimostrare perché galleggiano questi corpi.
Il fondo del mare dovrebbe essere il cielo di tutti gli annegati.


(De Los infraleves. Liliputienses, 2023)

 

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