de/di Luis Alberto de Cuenca
(trad. Marcela Filippi)
Papá, tu triste imagen se me apareció en sueños
tantas veces, con tanta frecuencia y realismo,
que tuve que venirte a buscar al país
de la muerte, a estos mustios, desolados umbrales.
Dame la mano, padre mío, dámela,
deja que una mi mano con la tuya,
no rehúyas mi abrazo.
Mientras decía esto,
las lágrimas fluían por mi rostro,
no sabía qué hacer con tanta pena junta.
Tres veces intenté darle un beso, abrazarlo,
y tres veces la imagen, la misma que poblaba
mis sueños, evitó mi contacto y huyó
como si fuese viento, sombra, ceniza, nada.
Papà, la tua triste immagine mi è apparsa nei sogni
tante volte, con molta frequenza e realismo,
che dovevo venire a cercarti nel paese
della morte, in queste mesti, e desolate soglie
Dammi la tua mano, padre mio, dammela,
lascia che unisca la mia mano alla tua,
non sfuggire dal mio abbraccio.
Mentre dicevo questo,
le lacrime scorrevano sul mio volto,
non sapevo cosa fare con tanta pena tutta insieme.
Tre volte ho provato a dargli un bacio, abbracciarlo,
e tre volte l'immagine, la stessa che popolava
i miei sogni, evitò il mio contatto e fuggì
come se fosse vento, ombra, cenere, niente.
(Del libro Después de paraíso. Colección Palabra de Honor, Visor Poesía, Madrid 2021)
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