venerdì 14 gennaio 2022

APROAR/APPRODARE

 de/di Aurora Luque

(trad. Marcela Filippi)


Vino  la poesía de improviso.

A mí, que me sentía 

malquerida por ella

—porque yo no la quise a su capricho—

me dijo: Túmbate y mira al cielo.

Vuelve al ciclo del huerto,

vuelve al mar mitológico.

¿No adorabas de niña las mochilas?

Da la espalda al vecino vertedero

de datos, ruido y prosa.

Traduce —a ver si puedes—

esa gracia del mundo

que es aullido y sonrisa. 

Métete ya en un barco

con proa de dragón.

Fuiste vikinga, sí,

aunque no lo sepas.

Así que bebe océano,

come islas y duerme ya en los bosques

que metí entre tus sueños

de once años.


La poesia è venuta all'improvviso.

A me, che mi sentivo

non amata da lei

—perché non l'ho voluta a suo capriccio—

mi ha detto: sdraiati e guarda il cielo.

Torna al ciclo dell'orto,

torna al mare mitologico.

Non adoravi da piccola  gli zaini?

Volta le spalle alla vicina discarica 

di dati, rumore e prosa.

Traduci — vediamo se puoi —

quella grazia del mondo

che è ululato e sorriso.

Orsù, sali su una nave 

con prua di drago.

Sei stata vichinga, sì,

benché tu non lo sappia.

Quindi bevi oceano,

mangia isole e dormi nei boschi

che ho messo fra i tuoi sogni

di undici anni.



(Del libro Gavieras. XXXII Premio Loewe. Loewe Fundación. Colección Visor de Poesía. Madrid 2020)



 

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