de/di Juan José Vélez Otero
(trad. Marcela Filippi)
A veces el mar tiene un extraño sosiego
que las aves imitan, una incierta conciencia
de la vida que pasa inútilmente hermosa,
preciosamente vana, calladamente inmóvil.
Es el mudo deseo de ser hoja en la brisa
lo que emulan las aves. A veces el mar tiene
una cierta tristeza que las aves imitan,
el rotundo vacío de un poniente sin ecos
de veranos antiguos. Es la blanca nostalgia
de la infancia sin prisas lo que emulan las aves.
A veces el mar tiene las ventanas abiertas
y un batir de visillos que las aves imitan,
un aroma de fruta otoñal y madura
en el cesto dormido. Es el lento destino
en espejos de agua lo que emulan las aves.
A veces el mar tiene reflejos de mis alas.
A volte il mare ha una strana quiete
che gli uccelli imitano, un'incerta coscienza
della vita che trascorre inutilmente bella,
preziosamente vana, silenziosamente immobile.
È il muto desiderio di essere foglia nella brezza
ciò che emulano gli uccelli . A volte il mare ha
una certa tristezza che gli uccelli imitano ,
il reboante vuoto di un ponente senza echi
di antiche estati. È la bianca nostalgia
dell'infanzia senza premure ciò che emulano gli uccelli.
A volte il mare ha le finestre aperte
e uno sbattere di tende che gli uccelli imitano,
un aroma di frutta autunnale e matura
nel cesto assopito. È il lento destino
in specchi d'acqua ciò che emulano gli uccelli.
AIl mare a volte ha riflessi delle mie ali.
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