de/di Alejandro Céspedes
(trad. Marcela Filippi)
No sé cómo dejar de recordar que entre sus labios
ardió todo el paisaje de mi infancia y se apagaba
revolcándose en tierra, en agua, alfombra o sábana
intentando esquivar el aguijón de sus cosquillas.
No alcanzo a discernir qué diferencia existió entre unos
besos y los otros. Entre aquellos que me hacían dormir
como los pájaros con la cabeza envuelta entre sus alas,
y los otros. Los otros.
Tal vez no fue su culpa.
Tal vez no supe hacerme huraña a su mirada cuando
veía sus ojos reptando por mis muslos o descubrían sus
dedos el asiento del alma, pues mis ojos se abrían como
círculos sobre la piel del agua y por su diámetro, que se
hacía más ancho y más profundo en cada instante, mi
inocencia escapaba con tal fuerza que el remolino ahogaba
sus sentidos y lo engullía en un pozo inacabable.
Y si no fue su culpa, ¿cómo reconocerme en su mirada?
Non so come smettere di ricordare che tra le sue labbra
è bruciato l'intero paesaggio della mia infanzia e si spegneva
rotolandosi nella terra, nell'acqua, sul tappeto o su un lenzuolo
tentando di schivare il pungiglione del suo solletico.
Non riesco a discernere quale differenza ci fu tra alcuni
baci e altri. Tra quelli che mi facevano dormire
come gli uccelli con la testa avvolta tra le sue ali,
e gli altri. Gli altri.
Forse non fu colpa sua.
Forse io non seppi rendermi scontrosa al suo sguardo quando
vedevo i suoi occhi strisciando lungo le mie cosce o le sue dita
scoprivano la dimora dell'anima, quindi i miei occhi si aprivano come
cerchi sulla pelle dell'acqua e dal loro diametro, che
diventava più ampio e più profondo ad ogni istante, la mia
innocenza scappava con tale forza che il vortice annegava
i suoi sensi e lo inghiottiva in un pozzo smisurato.
E se non era colpa sua, come riconoscermi nel suo sguardo?
(Del libro Las caricias del fuego. Amargord ediciones. Madrid, 2018)
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