"Me parece muy feliz el proyecto de que todos aquellos que lo trataron escriban sobre él; mi testimonio será acaso el más breve y sin duda el más pobre, pero no el menos imparcial ..."
"Il progetto che tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui ne scrivano, mi sembra molto felice; la mia testimonianza sarà forse la più breve e certamente la più povera, ma non la meno imparziale ..." (Jorge Luis Borges. "El memorioso". Ficciones, 1944)
Hoy han pasado dos años desde la muerte de Freddy, mi querido amigo-maestro. Su forma de hablar, de leer y de escribir eran el espejo de su alma. La poesía y Borges fueron el lugar donde nos encontramos. Lo he dicho otras veces, si la comunicación lo permitía, que nos contábamos la vida a través de nuestras lecturas (las suyas infinitamente más ricas que la mías). A menudo me pedía que tradujera poemas de poetas italianos que nunca habían sido traducidos. Me habló de Borges de una manera espléndida. Resolvía mis dudas existenciales y de trabajo. Sus consejos eran precisos y preciosos.
Cuando Freddy murió, me sentí perdida. Escuchaba -y lo sigo haciendo- sus mensajes de voz para que mis días no perdieran la luz de sus enseñanzas. Me decía siempre: "lee, analiza bien lo que lees, haz que las lecturas se vuelvan parte de ti. Ama cada vez más tu profesión, y no te dejes encantar por la vanidad y el falso poder del ego; solo así podrás perfeccionar tu oficio :"
Con él compartí lecturas, conversaciones, analizábamos versos y nos contábamos nuestras mutuas amarguras. Todo esto ocurrió, "sin haberlo encontrado nunca".
Por todas esas razones, para mí, Freddy jamás pertenecerá a un tiempo lejano.
Acabo de volver de Sicilia y estoy segura de que Freddy exigiría descripciones detalladas de todo lo que visité. Yo le habría hablado, primero que nada, de la Torre Pisana, que se encuentra en el Palacio de los Normandos, donde se escribieron los primeros versos en la lengua italiana; allí donde nació la famosa Escuela Siciliana.
Dejo el poema "Cetrería" dedicado al Gran Federico II de Suabia.
Oggi sono trascorsi due anni dalla morte di Freddy , il mio amato amico-maestro. Il suo modo di parlare, di leggere e di scrivere erano lo specchio della sua anima. La poesia e Borges furono il lugo dove ci siamo incontrati. L'ho detto altre volte, se la comunicazione lo permetteva, che ci raccontavamo la vita attraverso le nostre letture (le sue infinitamente più ricche delle mie). Spesso mi chiedeva di tradurre poesie di poeti italiani che non erano stati mai tradotti. Mi parlava di Borges in una maniera splendida. Risolveva i miei dubbi esistenziali e di lavoro. I suoi consigli erano precisi e preziosi.
Quando Freddy morì, mi sono sentita persa. Ascoltavo -e continuo a farlo- i suoi messaggi vocali affinché i miei giorni non perdessero la luce dei suoi insegnamenti. Mi diceva sempre: "leggi, analizza bene ciò che leggi, fai in modo che le letture diventino parte di te. Ama ogni volta di più la tua professione, e non farti incantare dalla vanità e dal falso potere dell'ego; solo così potrai perfezionare il tuo mestiere."
Insieme a lui ho condiviso letture, conversazioni, analizzavamo versi e ci raccontavamo le nostre reciproche amarezze. Tutto questo accadde, "senza averlo mai incontrato".
Per tutte queste ragioni, per me, Freddy non apparterrà mai a un tempo lontano.
Sono appena tornata dalla Sicilia e sono certa che Freddy avrebbe preteso descrizioni dettagliate di tutto ciò che ho visitato. Gli avrei raccontato, prima di tutto, della Torre Pisana, che si trova nel Palazzo dei Normanni, dove furono scritti i primi versi in lingua italiana; lì dove è nata la famosa Scuola Siciliana.
Lascio la poesia "Falconeria" dedicata al Grande Federico II di Svevia.
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