de/di Luis Alberto de Cuenca
(trad. Marcela Filippi)
«Hasta las ruinas mueren», leemos en Lucano,
al contar la visita de César a las ruinas
de Ilión. No queda rastro de la fuerte muralla
que vio la despedida entre Héctor y Andrómaca
(«tú, Héctor, padre y madre para mí, hermano mío,
radiante compañero de lecho...»). Todavía
Schliemann no había hecho de las suyas, y nadie
sabía dónde estaba la Troya de la Ilíada.
Hasta las ruinas mueren, pero vale la pena
soñarlas, como hicieron los viejos paisajistas
del siglo XVII o XVIII, gente
como Poussin o como el genial Piranesi.
Hoy elijo soñar las de Constantinopla
en 1204, después del concienzudo
saqueo a que los francos sometieron la urbe.
Esas ruinas tan tristes nos legaron la estética
del fragmento, estandarte de la lírica hispánica
en este primer tercio del siglo XXI.
Se habían conservado en Bizancio los corpora
más o menos completos de la lírica griega
primitiva, y la Cuarta Cruzada se encargó
de borrarlos del mapa. Diríamos que aquel
estrago resultó providencial, pues Safo
y Alceo ganan mucho en estado ruinoso.
Quién nos iba a decir que aquellos invasores,
tan poco complacientes con la cultura antigua,
iban a subvertir, ocho siglos más tarde,
nuestra visión del mundo, tirándonos al pozo
del gusto por las ruinas y por lo fragmentario.
«Persino le rovine muoiono», si legge in Lucano,
nel raccontare la visita di Cesare alle rovine
di Ilio. Non rimane traccia della forte muraglia
che vide il commiato tra Ettore e Andromaca
( «tu, Ettore, padre e madre per me, fratello mio,
radiante compagno di letto... »). Schliemann
ancora non aveva fatto le sue incursioni, e nessuno
sapeva dove fosse la Troia dell'Iliade.
Persino le rovine muoiono, ma vale la pena
sognarle, come hanno fatto i vecchi paesaggisti
del XVII o XVIII secolo, persone
come Poussin o come il geniale Piranesi.
Oggi scelgo di sognare quelle di Costantinopoli
nel 1204, dopo il diligente
saccheggio a cui i franchi sottoposero l'urbe.
Quelle rovine così tristi ci hanno affidato l'estetica
del frammento, stendardo della lirica ispanica
in questo primo terzo del XXI secolo.
Si erano conservati a Bisanzio i corpora
più o meno completi della lirica greca
primitiva, e la Quarta Crociata si è assunta l’incarico
di cancellarli dalle mappe. Diremmo che quello
scempio risultò provvidenziale, poiché Saffo
e Alceo beneficiano molto nello stato rovinoso.
Chi ci avrebbe detto mai che quegli invasori,
così poco cortesi con la cultura antica,
avrebbero sovvertito, otto secoli dopo,
la nostra visione del mondo, gettandoci nel pozzo
del gusto per le rovine e per ciò che è frammentario.
(de Bloc de otoño. Colección Palabra de Honor. Visor Poesía, Madrid , 2018)
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