giovedì 18 marzo 2021

LA COSTA

de/di Gonzalo Rojas

(trad. Marcela Filippi)


Un tío mío que murió de resurrección (Borges) 

es al que más veo en el aire, se me aparece

al menor descuido

con una carta en la mano, ¿qué habrá

en esa carta?

Lo cruel es la voladura, voy a

hablarle, a

preguntarle algo y adiós;

queda el hueco no más de él sin aura

con este frío.

Toco entonces mi corazón y es el cajón

el que resuella, ánimo

me digo, total no hay irreparable

y al oleaje coraje, remo

y más remo.

Lo que más veo en esta costa es agua

al revés de lo que siento,

vaivén y agua, unas rocas

repentinas, dos o tres barcas

con muertos.


Uno zio mio che è morto di resurrezione (Borges)

è colui che più vedo in aria, mi appare

alla più piccola distrazione

con una lettera in mano, cosa ci sarà

in quella lettera?

Quel che è crudele è il vagheggiare, gli

parlerò, gli

chiederò qualcosa e addio;

non resta altro che la sua cavità senza aura

con questo freddo.

Tocco dunque il mio cuore ed è la bara

che ansima, forza

mi dico, in fondo non c'è l'irreparabile

e all'ondosità coraggio, remo

e remo ancora.

Quel che più vedo in questa costa è acqua

al contrario di ciò che sento,

viavai e acqua, alcune rocce

repentine, due o tre barche

con morti.


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