de/di Gonzalo Rojas
(trad. Marcela Filippi)
Un tío mío que murió de resurrección (Borges)
es al que más veo en el aire, se me aparece
al menor descuido
con una carta en la mano, ¿qué habrá
en esa carta?
Lo cruel es la voladura, voy a
hablarle, a
preguntarle algo y adiós;
queda el hueco no más de él sin aura
con este frío.
Toco entonces mi corazón y es el cajón
el que resuella, ánimo
me digo, total no hay irreparable
y al oleaje coraje, remo
y más remo.
Lo que más veo en esta costa es agua
al revés de lo que siento,
vaivén y agua, unas rocas
repentinas, dos o tres barcas
con muertos.
Uno zio mio che è morto di resurrezione (Borges)
è colui che più vedo in aria, mi appare
alla più piccola distrazione
con una lettera in mano, cosa ci sarà
in quella lettera?
Quel che è crudele è il vagheggiare, gli
parlerò, gli
chiederò qualcosa e addio;
non resta altro che la sua cavità senza aura
con questo freddo.
Tocco dunque il mio cuore ed è la bara
che ansima, forza
mi dico, in fondo non c'è l'irreparabile
e all'ondosità coraggio, remo
e remo ancora.
Quel che più vedo in questa costa è acqua
al contrario di ciò che sento,
viavai e acqua, alcune rocce
repentine, due o tre barche
con morti.
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