martedì 26 marzo 2019

PERSISTENCIA DEL HUMO/PERSISTENZA DEL FUMO

de/di Santos Domínguez Ramos
(trad. Marcela Filippi)
Como en esos billetes de un tren que ya no existe
el azar nos devuelve
el esplendor dorado de otras tardes
para herirnos de pronto
en las páginas viejas de un libro.
Igual que esos billetes que no tienen sentido,
porque el tiempo ha borrado la tinta fragilísima
que un día fijó el apremio preciso de la hora
y su minuto exacto,
también el tiempo borra
tras el humo picante de esos trenes
no sólo los paisajes donde fuimos felices,
difumina la urgencia absurda del trayecto,
caduca en el desvelo de todo lo que muere:
un volcán o una isla,
la tapia de un jardín con madreselvas,
el contorno del tiempo que va desdibujando
la niebla de la tarde,
una niebla de barco remoto en el infierno.
Con el humo se aleja
el módico contorno de esas tardes,
su secreta razón, su indiferencia
lívida y destemplada,
como un amanecer en los suburbios
de la ciudad oscura y sus días laborables.
Somos nuestra memoria en un paisaje
contra un fondo de torres. Eso somos nosotros.
Somos los que se están yendo
y los que ya se han ido.
Y somos más aún: somos lo que olvidamos.
Y ahora sólo nos queda
un estertor de trenes por túneles oscuros
y ya sólo persiste su voluntad de herirnos.

Come su quei biglietti di un treno che non esiste più
il caso ci restituisce
lo splendore dorato di altre sere
per ferirci all'improvviso
nelle vecchie pagine di un libro.
Come quei biglietti che non hanno valore,
perché il tempo ha cancellato il fragilissimo inchiostro
che un giorno aveva fissato la precisa scadenza dell'ora
e il suo minuto esatto,
il tempo cancella anche
dietro il fumo speziato di quei treni
non solo i paesaggi in cui siamo stati felici,
sfuma l'urgenza assurda del tragitto,
caduca nella veglia di tutto ciò che muore:
un vulcano o un'isola,
la recinzione di un giardino con caprifogli,
il contorno del tempo che va sfumando
la nebbia della sera,
una nebbia di nave remota nell'inferno.

Con il fumo si allontana
il modesto contorno di quelle sere,
la sua segreta ragione, la sua indifferenza
livida e spossata,
come uno spuntar del giorno nei sobborghi
della città oscura e dei suoi giorni di lavoro.
Siamo la nostra memoria in un paesaggio
su uno sfondo di torri. Questo siamo noi.
Siamo quelli che se ne stanno andando
e quelli che sono già andati via.
E siamo molto di più: siamo ciò che dimentichiamo.
E ora ci resta soltanto
un rantolo di treni attraverso oscure gallerie
e ormai persiste solo la sua volontà di ferirci.

(del libro “Las sílabas del tiempo”)

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