de/di Alejandro Céspedes
(trad. Marcela Filippi)
«La representación, en su definición más general, es la paradoja
misma de una presencia ausente, de una presencia realizada
gracias a una ausencia –la del objeto representado– y a costa de
la institución de un sustituto».
Jacque Aumont
El dolor se propaga, invade el territorio del deseo,
aprieta sus tentáculos y los ata con un nudo de niebla.
Es igual que un fantasma. Un espectro invisible
y abrupto y tan cambiante como el sesgo de un rayo
o una botella rota o una nube incrustada en la tormenta.
El placer y la calma son solo anomalías,
los quistes que interrumpen
los cursos habituales de lo adverso
en una realidad fosilizada.
El amor…, es otra turbulencia en el cielo nublado,
una exageración de expectativas que imponen su impostura.
La ausencia se propaga en lo distante
mientras ruge la bestia que al final sostenemos.
El recuerdo establece sus enlaces endebles
como si el orden fuese la máxima del mundo que perdimos.
Un universo quieto, sin discordia y sin cambios
en otra realidad fosilizada.
La vida… Pensamos que la vida
es una sucesión de estados discontinuos,
pero solo es un péndulo capaz de anticipar sus posiciones.
En la fricción del aire que remueve mientras está oscilando
nos explica el sentido de toda la existencia.
La vida es solo un truco.
La lluvia llena el charco donde la rana deja a su progenie.
Después llega el verano, la charca se evapora
y cientos de batracios se inmolan en su cúspide.
La piel reseca es piel que no obedece
y en su fracaso aprende las fórmulas del miedo.
Llevan la asfixia escrita en su epidermis.
Toda su resonancia se apaga en las arterias.
Toda su realidad se desvanece.
La vida es solo un truco en un gran espectáculo de magia.
La vida «es el gran número donde desaparece la jirafa».22
– «¿Haces desaparecer a la jirafa?», pregunta Jep Gambardella.
– «¡Claro!», responde Arturo.
– «Entonces hazme desaparecer a mí también».
– «¡Pero Jep! ¿Tú crees que si se pudiera realmente hacer
desaparecer a alguien aún estaría yo aquí, a mi edad, haciendo
este circo? Es solo un truco. ¡Es solo un truco!».
La muerte y sus parábolas rebosan las garrafas del futuro.
Me afano en predecir todo suceso sin saber que yo mismo
estoy formando parte de la incógnita.
La desaparición me verifica. Aquí no hay trucos.
En la idea de infinito no queda ya lugar para el espacio.
Pero existe un espacio en el que nada ocurre.
Lo que llega hasta allí descubre la potencia del olvido,
aunque hay siete rupturas esperándolo.
Dibujan sus fronteras con un lápiz sin punta,
una línea invisible que construye los límites, los cambios,
una fracción –la última– que ha perdido la vida al dividirse,
convirtiendo el cociente en un molde infraleve.
Luego llega la nada. El ojo interminable.
Somos la representación de algo que ya no existe.
Seguimos actuando en nuestra alegoría,
la paradoja misma de una presencia ausente,
de eso que vive gracias a una ausencia,
sobre la institución de un sustituto.
«La rappresentazione, nella sua definizione più generale, è il paradosso
esso stesso di una presenza assente, di una presenza realizzata
grazie ad un'assenza – quella dell'oggetto rappresentato – al costo
dell'istituzione di un sostituto.
Jacque Aumont
Il dolore si propaga, invade il territorio del desiderio,
stringe i suoi tentacoli e li lega con un nodo di nebbia.
È come un fantasma. Uno spettro invisibile
improvviso e così mutevole come il taglio di un fulmine
o una bottiglia rotta o una nuvola intrappolata nella tempesta.
Il piacere e la calma sono solo anomalie,
le cisti che interrompono
gli abituali corsi dell'avverso
in una realtà fossilizzata.
L'amore... è un'altra turbolenza nel cielo nuvoloso,
un'esagerazione di aspettative che impongono la loro impostura.
L'assenza si propaga in ciò che è distante
mentre ruggisce la bestia che alla fine tratteniamo.
Il ricordo stabilisce i suoi deboli legami
come se l'ordine fosse la massima del mondo che abbiamo perduto.
Un universo quieto, senza discordia e senza cambiamenti
in un'altra realtà fossilizzata.
La vita... Pensiamo che la vita
sia una successione di stati discontinui,
ma è solo un pendolo capace di anticipare le sue posizioni.
Nell'attrito dell'aria che si agita mentre oscilla
ci spiega il senso di tutta l'esistenza.
La vita è solo un trucco.
La pioggia riempie la pozzanghera dove la rana lascia la sua progenie.
Poi arriva l'estate, lo stagno evapora
e centinaia di batraci s'immolano nella sua cuspide.
La pelle secca è pelle che non obbedisce
e nel suo fallimento impara le formule della paura.
Portano l'asfissia scritta sulla loro epidermide.
Tutta la loro risonanza si spegne nelle arterie.
Tutta la loro realtà svanisce.
La vita è solo un trucco in un grande spettacolo di magia.
La vita «è il gran numero dove la giraffa scompare».*
– «Fai sparire la giraffa?», chiede Jep Gambardella.
– «Certamente!», risponde Arturo.
– «Allora fai sparire anche me».
– «Ma Jep! Pensi che se si potesse davvero far sparire
qualcuno io sarei ancora qui, alla mia età, a fare
questo circo? E' solo un trucco. È solo un trucco!».
La morte e le sue parabole traboccano i vasi del futuro.
Mi affanno nel prevedere ogni accadimento senza sapere che io stesso
faccio parte dell'incognita.
La scomparsa mi conferma. Qui non ci sono trucchi.
Nell’idea d'infinito non c’è più posto per lo spazio.
Ma c'è uno spazio in cui non succede nulla.
Ciò che giunge fin lì scopre il potere dell'oblio,
anche se ci sono sette rotture che lo aspettano.
Disegnano i loro confini con una matita senza punta
una linea invisibile che costruisce i limiti, i cambiamenti,
una frazione – l’ultima – che ha perduto la vita nel dividersi,
convertendo il quoziente in una forma infraleve.
Poi arriva il nulla. L'occhio interminabile.
Siamo la rappresentazione di qualcosa che non esiste più.
Continuiamo a recitare nella nostra allegoria,
il paradosso stesso di una presenza assente,
di ciò che vive grazie ad un'assenza,
sull'istituzione di un sostituto.
(De Los infraleves. Liliputienses, 2023)
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