II
ROJO
San Jerónimo lee una carta.
Georges La Tour
¿Qué está leyendo ahora el monje ensimismado?
Bajo el prisma de luz, está solo y leyendo.
Nadie más bajo el rayo de luz nítida y densa.
Nadie vela aterido, nadie yace contiguo
en la celda callada de la noche inminente.
Fuera hace frío y quizá sea ya de noche y llueva.
Fuera hace frío. Los bárbaros
han llegado a las puertas remotas del imperio.
No son buenas noticias las que le trae esa carta.
Lo delata su ceja. Como ella, se levantan
palabras en las rocas.
Se habla en los cartularios de aullidos minerales,
de lenguas de granito en las fronteras,
de turbias tempestades de granizo,
solsticios punitivos y avalanchas de espanto.
Aunque ha dejado abiertas las puertas del convento,
la prórroga interina que otorga la lectura
dibuja una campana de luz que le mantiene
inmune a la barbarie,
lejos del extravío despiadado del siglo.
Ya no espera indulgencia en la historia,
pero olvida que fuera, donde el justo no habita,
cada vez es más frío el viento de los hombres.
Por esta noche olvida que en las empalizadas
un tropel de serpientes aguarda agazapado,
listo para la presa y el tiempo de la sangre.
Y aunque es mansa la mano que sostiene la carta,
posee el monje la fuerza cardinal de un incendio
en su cara angulosa y en su roja dalmática.
Esa carta es el mundo y ahora el lector lo abarca.
Sus ojos fatigados son ya la metonimia
de la noche en reposo, de la noche en asedio.
II
ROSSO
San Girolamo che legge una lettera.
Georges La Tour
Cosa sta leggendo ora il monaco assorto?
Sotto il prisma della luce, è solo e legge.
Nessun altro sotto il raggio di luce nitida e densa.
Nessuno veglia intirizzito, nessuno giace contiguo
nella silenziosa cella della notte imminente.
Fuori fa freddo e forse è già notte e piove.
Fuori fa freddo. I barbari
sono giunti alle porte remote dell'impero.
Non sono buone notizie che quella lettera gli porta.
Lo rivela il suo sopracciglio. Come questo, si alzano
parole sulle rocce.
Nei cartulari si parla di ululati minerali,
di lingue di granito nelle frontiere,
di torbide tempeste di grandine,
solstizi punitivi e valanghe di spavento.
Benché abbia lasciato aperte le porte del convento,
la proroga provvisoria che concede la lettura
disegna una campana di luce che lo mantiene
immune alla barbarie,
lontano dallo smarrimento spietato del secolo.
Non si aspetta più indulgenza nella storia futura,
ma dimentica che fuori, dove il giusto non abita,
è sempre più freddo il vento degli uomini.
Per questa notte scorda che nelle palizzate
una mucchio di serpenti attende furtivo,
pronto per la preda e il tempo del sangue.
E sebbene sia mite la mano che tiene la lettera,
il monaco possiede la forza cardinale di un incendio
nel suo volto spigoloso e nella sua rossa dalmatica.
Quella lettera è il mondo e ora il lettore lo abbraccia.
I suoi occhi stanchi sono già la metonimia
della notte in riposo, della notte sotto assedio.
(De Teoría del horizonte)
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