de/di Alejandro Céspedes
(trad. Marcela Filippi)
Tan pronto afirmo algo, este algo ya ha pasado, y así en un proceso
inacabable. Y si la verdad del mundo sensible es el cambio y el resultado
de un cambio, como dijo Hegel, el poeta se preguntará con legitimidad
qué asiento puede tomar el lenguaje o el pensamiento, que era de lo se
quejaba inicialmente Lord Chandos.
SANTIAGO MARTÍN ARNEDO
En el instante mismo en el que afirmo algo
ese algo ya es pasado.
Si digo que ahora llueve
¿qué queda de esa lluvia en la escritura?
Si digo que te quiero
¿cuánto dura ese amor sobre la página?
Ya nada se sostiene, el folio sigue seco
o mojado de lágrimas por lo que ya no existe.
Si todas las verdades que podemos
expresar sobre el mundo viajan a lomos del cambio…,
si lo que escribo ahora ya es pasado
y lo que pienso está muerto mientras lo estoy escribiendo…,
¿qué es lo que queda aquí?
Palabras sin sentido
viajan en un proceso interminable
porque dentro del cerebro de los malos poetas tintinean
todos los abalorios del lenguaje.
A veces hay más vacío
en la página escrita que en la página en blanco.
El dolor no es lingüístico.
Y no lo son tampoco ni el amor ni el recuerdo.
Se exige a quien escribe
transformar sensación en pensamiento,
trasladar esa idea a unas palabras
que enciendan la emoción en el lector.
Platón dijo que leer es interrogar a un texto.
Lord Chandos guarda silencio
pues las palabras no pueden expresar ese milagro.
¿Cómo hacer de lo fugaz algo que parezca eterno?
Non appena affermo qualcosa, quel qualcosa è già passato, e così via in un processo
interminabile. E se la verità del mondo sensibile è il cambiamento e il risultato di un
cambiamento, come disse Hegel, il poeta si chiederà legittimamente quale posto possano
occupare il linguaggio o il pensiero, che era ciò
di cui Lord Chandos inizialmente si lamentava.
SANTIAGO MARTÍN ARNEDO
Nell'istante stesso in cui affermo qualcosa,
quel qualcosa è già passato.
Se dico che ora piove,
cosa rimane di quella pioggia nella scrittura?
Se dico che ti amo,
quanto dura quell'amore sulla pagina?
Nulla è più sostenibile, il foglio rimane asciutto
o bagnato di lacrime per ciò che non esiste più.
Se tutte le verità che possiamo esprimere sul mondo viaggiano sul crinale del cambiamento...
se ciò che scrivo ora è già passato
e ciò che penso è morto mentre lo sto scrivendo...,
cos'è che rimane qui?
Parole senza senso
viaggiano in un processo interminabile
perché dentro il cervello dei cattivi poeti tintinnano
tutti gli orpelli del linguaggio.
A volte è più priva di contenuto
la pagina scritta che la pagina in bianco.
Il dolore non è linguistico.
E non lo sono nemmeno l'amore né il ricordo.
Si esige a chi scrive
di trasformare la sensazione in pensiero,
tradurre quell'idea in alcune parole
che accendano l'emozione nel lettore.
Platone disse che leggere è interrogare un testo.
Lord Chandos impone silenzio
perché le parole non possono esprimere quel miracolo.
Come fare di ciò che è fugace qualcosa che sembri eterno?
(De El lenguaje de las cosas mudas. VII Premio de poesía Centrifugados/Pueblo de San Gil. Liliputienses, 2024)
Nessun commento:
Posta un commento