lunedì 4 aprile 2022

NUNCA SE PIERDE LA ESPERANZA/NON SI PERDE MAI LA SPERANZA

 (trad. Marcela Filippi)

de/di Javier Sánchez Menéndez


Nunca se pierde la esperanza hasta que por sí sola    

                     [y sin llamarla te dice que ya ha muerto.

Y me llamó una tarde de domingo,

era en el mes de mayo,

marcaba la esperanza con el dedo

y la perdía en el hilo telefónico.

Lo que a ella llegaba eran palabras

un poco averiadas y sin línea,

porque el oportunismo de un instante

parece estremecer lo más sencillo,

y lo sencillo de una insinuación es siempre negativo,

es no tener más ganas

o tal vez apetencias.


Me he preguntado a veces desde entonces

si no marqué otro número distinto,

y si la voz aquella de mujer que respondía

era mi amor o era una vivienda

que no cansaba nunca de negarme,

porque estaba fijando libremente su mirada

y sentía obligación de vacaciones

o de estar sin más comunicando.


Non si perde mai la speranza finché lei da sola

                     [e senza chiamarla ti dice che è già morta.

E mi ha chiamato una sera di domenica,

era il mese di maggio,

marcavo la speranza con il dito

e la perdevo nel filo telefonico.

Ciò che a lei giungeva erano parole

un po' alterate e senza linea,

perché l'opportunismo di un istante

sembra scuotere quel che è più semplice,

e la semplicità di un'insinuazione è sempre negativa,

è non avere più desiderio

o forse appetito.


Mi sono chiesto a volte, da allora,

se avessi composto un altro numero,

e se quella voce di donna che aveva risposto

fosse il mio amore o una dimora

che non mi stancavo mai di negarmi,

perché stavo fissando liberamente il suo sguardo

e sentivo obbligo di vacanze 

o di non continuare ulteriormente a comunicarci.


(Del libro El violín mojado – Seuba, Barcelona, 1991 (1ª ed.) – Libros del Aire, Madrid, 2013 (2ª ed.).

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