de/di Tulia Guisado
(trad. Marcela Filippi)
Me he ido poblando de fantasmas,
de cosas oscuras que gritan dentro
y glaciares inmensos en las tripas.
Me he ido haciendo una
hasta que ya nada queda de mí
aquí dentro estoy sola
y todo me lo he dado.
Voy. Voy a mí desde el silencio de noviembre.
Y no os espero.
Gracias a la vigilia, que llega, y nos somete.
Noviembre no se deja vencer. Es infinito.
Cuando la muerte anida bajo los párpados
no hay imagen ni metáfora ni escritura.
La escritura llega porque el dolor y la muerte pasan.
Esperan. Dan tregua.
Escribimos entonces, los posos, lo que queda.
La memoria.
La memoria amable del infierno.
Suave, manejable. Transcribible.
Mi sono popolata di fantasmi,
di cose oscure che gridano dentro
e immensi ghiacciai nelle viscere.
Sono divenuta una
finché nulla rimanga di me
qui dentro sono sola
e ho dato tutto a me stessa.
Vado. Vado verso di me dal silenzio di novembre.
E non vi aspetto.
Grazie alla veglia, che arriva e ci sottomette.
Novembre non si lascia deteriorare. È infinito.
Quando la morte si annida sotto le palpebre
non c'è immagine né metafora né scrittura.
La scrittura giunge perché il dolore e la morte accadono.
Aspettano. Danno tregua
Scriviamo dunque, i fondi, ciò che resta.
La memoria.
L'amichevole ricordo dell'inferno.
Soave. Maneggevole. Trascrivibile.
(De Estudio sobre noviembre, Huerga&Fierro Editores, 2018)
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