de/di Jorge Luis Borges
(trad. Marcela Filippi)
No soy yo quien te engendra. Son los muertos.
Son mi padre, su padre y sus mayores;
son los que un largo dédalo de amores
trazaron desde Adán y los desiertos
de Caín y de Abel, en una aurora
tan antigua que ya es mitología,
y llegan, sangre y médula, a este día
del porvenir, en que te engendro ahora.
Siento su multitud. Somos nosotros
y, entre nosotros, tú y los venideros
hijos que has de engendrar. Los postrimeros
y los del rojo Adán. Soy esos otros,
también. La eternidad está en las cosas
del tiempo, que son formas presurosas.
Non sono io che ti ho generato. Sono i morti.
E’ mio padre, suo padre e i loro maggiori;
sono quelli che un lungo dedalo di amori
hanno tracciato da Adamo, e i deserti
di Caino e Abele, in un'aurora
così antica che è ormai mitologia,
e arrivano, sangue e midollo, a questo giorno
dell’avvenire, in cui ti genero ora.
Sento la sua moltitudine. Siamo noi
e, tra noi, tu e i figli che verranno
quelli che dovrai generare. I posteri
e quelli del rosso Adamo. Io sono quegli altri
anche. L'eternità è nelle cose
del tempo, che sono forme frettolose.