venerdì 10 febbraio 2023

YO ERA SU GRAN AMOR-SOMOS NUESTRO SECRETO/IO ERO IL SUO GRAN AMORE-SIAMO IL NOSTRO SEGRETO

de/di Alejandro Céspedes
(trad. Marcela Filippi)

Yo era una gacela y me escondía en el bosque de la casa. 
Y él me hallaba. Yo era su paisaje y sus dedos las 
piernas de un explorador que iba buscando un oasis en 
los sitios más raros de mi cuerpo. Y lo encontraba.

Cuando yo era un pez, él era red. Cuando yo era la nube, 
él era el vendaval que me envolvía y llevaba hasta el 
nido de su cama. Allí yo era su pájaro, me daba de 
comer y yo abría el pico. 

A veces yo era miel y otras era él. 
Y nos quedaba la lengua enrojecida. 

Como yo era una luz tuve por nombre Aurelia. 
Yo era un ángel, sabía introducirme en la frontera 
microscópica que hay en los espejos y traspasar los ojos 
sin quebrarlos. 

Yo era una pomada que extendida sobre las branquias 
de todos sus problemas los ahogaba. 

Somos nuestro secreto —me decía.


SOMOS NUESTRO SECRETO —me decía. Y apagaba la luz. 
Los secretos brillan todavía más en la penumbra
Y yo ni me atrevía a respirar. 

Decía —cierra los ojos, los secretos tienen un brillo tan 
intenso que quema las pupilas de las niñas. 

Y él me abría el pijama muy despacio. 
El secreto nace justo dentro del alma de las niñas. No 
se puede hacer ruido, no vaya como un pájaro a 
espantarse.        

Y yo ni me atrevía a respirar.

Y luego me decía que a las almas conviene recordarles 
que están vivas porque si no se quedan dormidas para 
siempre, lo mismo que en el cuento. 

Y él besaba mi alma, era mi príncipe. Y yo ni me atrevía 
a respirar, no fuese como un pájaro a espantarse.


IO ERO IL SUO GRANDE AMORE.
Ero una gazzella e mi nascondevo nel bosco della casa.
E lui mi trovava. Io ero il suo paesaggio e le sue dita
le gambe di un esploratore che cercava un'oasi nei
luoghi più strani del mio corpo. E la trovava.

Quando io ero un pesce, lui era una rete. Quando io ero la nuvola
lui era la tempesta che mi avvolgeva e mi portava fino al
nido del suo letto. Lì io ero il suo uccello, mi ha dava da
mangiare e io aprivo il becco.

A volte io ero miele e altre volte lo era lui.
E ci rendeva la lingua arrossata.

Poiché io ero una luce, avevo per nome Aurelia.
Io ero un angelo, sapevo introdurmi nella frontiera
microscopica che c'è negli specchi e oltrepassare gli occhi
senza romperli.

Io ero una pomata che sparsa nelle branchierc
di tutti i suoi problemi li annegava.

—Noi siamo il nostro segreto — mi diceva.

SIAMO IL NOSTRO SEGRETO — mi diceva. E spegneva la luce.
I segreti brillano ancora di più nella penombra.
E io non osavo neanche respirare.

Diceva —chiudi gli occhi, i segreti hanno un bagliore così 
intenso che brucia le pupille delle bambine.

E lui mi apriva il pigiama molto lentamente.
—Il segreto nasce proprio dentro l'anima delle bambine. Non
si può fare rumore, non sia mai si spaventi 
come un uccello.

E io non osavo neanche respirare.

E poi mi diceva che bisognerebbe ricordare alle anime
che sono vive perché altrimenti si addormenterebbero per
sempre, come nella favola.

E lui baciava la mia anima, era il mio principe. E io non osavo neanche
respirare, non sia mai si spaventasse come un eccello.


(Del libro Las caricias del fuego. Amargord ediciones. Madrid, 2018)

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