de/di Manuel Rico
(trad. Marcela Filippi)
Me avisaron: no vuelvas a las calles
que fueron tuyas
alguna vez. Te morderá una sombra.
Pero una rebeldía
macerada en memoria y añoranza
preparó, sigilosa, mi retorno.
En qué funesta hora
me rendí a su conjuro: desde entonces
me vence la ceguera si pretendo
proyectar mi mirada en un lugar distinto
a este cuarto de libros y teléfonos.
Es una enfermedad desconocida,
como una veladura del contorno,
tal vez un desacuerdo con la luz,
acaso la caricia que quedara pendiente
cuando el padre se hundió
en el ciego sendero del vacío.
Siento sus dientes fríos cruzar la tarde.
No puedo verlos. Llegan
su tensión afilada
en el paisaje antiguo del reverso.
Es una trampa: la mordedura
que me anunciaron.
Mi avevano avvertito: non tornare sulle strade
che sono state tue
una volta. Ti morderà un'ombra.
Ma una ribellione
macerata nella memoria e nella nostalgia
aveva preparato, in silenzio, il mio ritorno.
In quale ora funesta
mi sono arreso al suo sortilegio? Da allora
mi sconfigge la cecità se pretendo
di proiettare il mio sguardo in un luogo diverso
da questa stanza di libri e di telefoni.
È una malattia sconosciuta,
come una velatura del contorno,
forse un disaccordo con la luce,
forse la carezza rimasta in sospeso
quando il padre sprofondò
nel cieco sentiero del nulla.
Sento i suoi denti freddi attraversare la sera.
Non riesco a vederli. Precipitano
la loro tensione pungente
sul retro dell'antico paesaggio.
È una trappola: il morso
che mi era stato annunciato.
(Del libro Tiempo salvado del tiempo. El sastre de Apollinaire, 2020)
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