de/di Santos Domínguez Ramos
(trad. Marcela Filippi)
Como bandera en ruinas, un alto esparaván
recorre el laberinto del espacio profundo.
Se ha posado en el sueño sin alas del invierno
su inminencia de ortigas, su cansancio ancilar
sobre esta tarde inmóvil en la prisión del frío,
en el turbio estupor blanquísimo del cielo.
Del arrabal del tiempo sube el incesto alto
de los planetas muertos. La luz se ha humedecido
de un olor subterráneo que impacienta a los perros
y esperamos señales que el mundo no concede.
A veces orientado por una voluntad
secreta y locativa, a veces empujado,
sin destino y sin rumbo, a una evasión de rosas,
¿no habita en ese vuelo la cifra de la vida,
el código sin clave de los días del camino?
Come bandiera in rovina, un alto sparviero
percorre il labirinto dello spazio profondo.
Si è posato nel sogno senza ali dell'inverno
la sua imminenza di ortiche, la sua stanchezza ancillare
su questa sera immobile nella prigione del freddo,
nel torbido stupore bianchissimo del cielo.
Dai margini del tempo sale l’alto incesto
dei pianeti morti. La luce si è inumidita
di un odore sotterraneo che rende impazienti i cani
e aspettiamo segnali che il mondo non concede.
A volte orientato da una volontà
segreta e locativa, a volte spinto,
senza destino e senza rotta, verso un'evasione di rose;
non dimora in quel volo la cifra della vita,
il codice senza chiave dei giorni del passaggio?
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