martedì 5 febbraio 2019

HIPERIÓN/IPERIONE

de/di Santos Domínguez Ramos
(trad. Marcela Filippi)
Deja que entre la noche por el azul callado
del pájaro, en la isla fatigada del sueño,
en el inalcanzable
árbol en donde duerme su reposo de plumas.
Deja que entre la sombra en la rama que ha hervido
con la oscura trompeta del crepúsculo,
con los coros violetas
que sostenían las últimas banderas de la tarde.
Y luego, ya habitado tú también
por la oscura profundidad del vértigo,
prende en los arrabales una hoguera de espinos
y arde donde otra ardiente corona de rocío
consuma la memoria con olvido y con viento.
Porque todo es viaje. Todos somos viajeros
que transitan oscuros de una sombra a otra sombra,
de la orilla del sueño a una orilla sin nadie.

Lascia che entri la notte attraverso il blu silenzioso
dell'uccello, nell'isola affaticata del sogno,
nell'irraggiungibile
albero dove dorme il suo riposo di piume.
Lascia che l'ombra s’introduca nel ramo andato
in ebollizione con l’oscura tromba del crepuscolo,
con i cori viola
che sostenevano le ultime bandiere della sera.
E poi, ormai abitato anche tu
dall’oscura profondità dello smarrimento,
accendi nei dintorni un rogo di spino
e ardi dove un'altra fiammeggiante corona di rugiada
consuma la memoria con oblio e con vento.
Perché tutto è viaggio. Tutti siamo viaggiatori
che transitano oscuri da un'ombra all'altra,
dalla sponda del sogno a una sponda senza nessuno.

(del libro “En un bosque extranjero”)

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