(trad. Marcela Filippi)
Supponiamo, e non è vero, che ad un certo punto c'è stata una sinistra chavista desiderosa di rivoluzione. Non ci fu se non uno schema delinquenziale che in nome dei poveri ha costruito un impero di dinastie, di cartelli e altro ancora. I Chávez sono diventati opulenti magnati, e il petrolio è servito, in parte, per sovvenzionare la miseria, abituare un popolo all'elemosina, mentre la fetta più grossa è rimasta a loro.
C'è stata opposizione della sinistra, minima, ma la massa di sinistroidi infiammata, ha annusato l’affare, si è buttata a capofitto nel fango che l’ha elevata di livello sociale concedendo loro lussi mai pensati. Il tutto in mezzo al populismo che invadeva quasi tutto il Sud America proclamando gli insegnamenti dei miliardari Castro, schiavisti e potentati.
Oggi Nicolás Maduro, erede del defunto mandrillo in lacrime, e fervente credente mentre sporcava pannolini, inventa passi per allungare ancora un po’ la vita residua che gli rimane. In parte, hanno ragione, lui, Cabello e molti altri, perché il destino segnato è costellato da carceri e condanne dalle quali non potranno sfuggire. È la sua ultima carta, quella del crimine impudente, l'assassinio, prima di perire -magari- per mano della turba affamata o di finire sbattuti in prigione.
Che cosa è in serbo per il Venezuela? Dubito che il MUD (Tavolo dell’Unità Democratica, coalizione delle opposizioni di centrodestra), ormai in tempo per diventare potere, rimanga unito. Di fatto c'è un confronto silente di personalità, tra Capriles e Leopoldo López. E saranno loro a decidere. Le cose del potere si risolvono nelle élites. Il popolo, che in questo momento muore e poi uccide, è nelle azioni che accelerano i processi. Poi lo si dimentica. Chi incolpare della vicina preminenza della destra nel paese, se non la sinistra? Accade la stessa cosa in Argentina: tanto parlare di Macri e piangere disgrazie senza domandarsi chi lo ha messo al governo.
Quando giunga il momento, che arriverà, della caduta del madurismo e del chavismo recalcitrante, urlerà la sinistra latino-americana, che non sa fare altro di meglio che rubare. Per ora si vantano della "vittoria" di Maduro con la sua falsa Costituente. Trump, la cui cerchia stretta di oligarchi non evita di sfruttare la situazione, è sul punto di decidere sanzioni che spingerebbero il governo venezuelano verso la sua caduta finale. Vedremo se lo farà poiché sono altre le loro preoccupazioni. Abbiamo detto che, ormai in ginocchio, il chavismo cederà spazio alla destra. Questa, sicuramente, farà inizialmente delle concessioni che diano beneficio e sollievo alla grande massa popolare, fino a decidere, come sempre, politiche favorevoli alla sua parte. Poi sentiremo l’eterna lamentela, che la destra così e la destra colà, dimenticando che in nome della rivoluzione è stato ucciso, represso, rubato, a scapito della sua base, il cui miglioramento non è andato oltre le briciole, sussidi non eterni, spazzatura mediatica, dirigenza corrotta e malfattrice.
Domenica 30 luglio ha deciso il destino dell’ormai ventennale "rivoluzione bolivariana". Affare complesso perché non c'è traccia di debolezza nelle forze armate dalle cui sedi passa ogni nuovo governo. A meno che le sanzioni esterne, il disaccordo internazionale, premano così tanto da scalzare i mafiosi. A questo seguirà lo sbandamento e -dovrebbe essere- la caccia, perché qualcuno deve pagare per la tragedia, anche se la vendetta popolare non fa altro che soddisfare il morbo, e poi perdersi. In ogni caso, Nicolás Maduro e sua moglie non possono cavarsela a buon mercato. C’è da pensare all'ombra della Romania.
settimana decisiva, questa, che sarà segnata da altro sangue senza dubbio. Non bisogna dare nulla per scontato e considerare ogni minuto come situazione disperata. Tempo di azione immediato e forse colpi di mano. Il nemico è ferito a morte e morderà. La fine è prevista, oggi bisogna cercare di minimizzare le perdite e preparare le punizioni.
Supongamos, que no es cierto, que en algún momento hubo una izquierda chavista deseosa de revolución. No hubo tal sino un esquema delincuencial que a nombre de los pobres construyó un imperio de dinastías, cárteles y más. Los Chávez se convirtieron en opulentos magnates y el petróleo sirvió en parte para subsidiar la miseria, acostumbrar un pueblo a la limosna mientras la tajada grande se quedaba con ellos.
Hubo oposición de la izquierda, mínima, pero la masa enfebrecida de izquierdosos vio el negocio y se metió de cabeza en el lodo que los elevaba de nivel social y les permitía lujos jamás pensados. Todo en medio del populismo invadiendo casi toda América del Sur y proclamando las enseñanzas de los millonarios Castro, esclavizadores y potentados.
Hoy Nicolás Maduro, heredero del mandril fallecido en llanto y fervoroso creyente mientras ensuciaba pañales, inventa pasos para alargar un poco el resto de vida que le queda. En parte tienen razón, él, Cabello y tantos otros, porque el destino señalado está lleno de cárceles y condenas de las que no podrán escapar. Es su última carta, la del crimen descarado, el asesinato, antes de perecer –ojalá- a manos de la turba hambrienta o dar con los huesos en prisión.
¿Qué espera a Venezuela? Dudo que la MUD, ya a tiempo de convertirse en poder, permanezca unida. De hecho hay una confrontación silente de personalidades entre Capriles y Leopoldo López. Ya lo decidirán. Las cosas del poder se resuelven en las élites. El pueblo, que en este momento muere y luego mata, se queda en las acciones que aceleran los procesos. Luego se lo olvida. ¿A quién culpar de la prominencia cercana de la derecha en el país sino a la izquierda? Sucede lo mismo en Argentina: tanto hablar de Macri y llorar desgracias sin preguntarse quién lo puso en el gobierno.
Cuando llegue el momento, que viene, de la caída del madurismo y del chavismo recalcitrante chillará la izquierda latinoamericana que nada mejor sabe, aparte de robar. Por ahora se precian de la “victoria” de Maduro con su falsa Constituyente. Trump, cuyo círculo cercano de oligarcas no deja de aprovechar la situación, está a punto de decidir sanciones que mandarían al gobierno venezolano en su caída final. Veremos si lo hace que otras son sus preocupaciones. Decíamos que ya de rodillas el chavismo cederá espacio a la derecha. Esta, de seguro, hará al principio concesiones que beneficien y alivien a la gran masa popular hasta decidir, como siempre, políticas favorables a lo suyo. Entonces escucharemos la eterna queja de que la derecha esto y la derecha lo otro, olvidándose que a nombre de la revolución se mató, reprimió, robó, a costa de su base cuya mejora no pasó de migajas, subsidios no eternos, basura mediática y dirigencia corrupta y maleada.
El domingo 30 de julio decidió el destino de la ya veinteañera “revolución bolivariana”. Complicado asunto porque no hay rastro de inseguridad en las fuerzas armadas por cuyos cuarteles pasa cualquier nuevo gobierno. A no ser que las sanciones externas, el desacuerdo internacional, presionen tanto que desbarranquen a los mafiosos. A ello seguirá la desbandada y -debiera ser- la cacería, porque alguien tiene que pagar por la tragedia, a pesar de que la venganza popular no hace otra cosa que satisfacer el morbo y luego perderse. De todos modos, Nicolás Maduro y su esposa no pueden sacarla barata. Hay que pensar en la sombra de Rumania.
Decisiva semana, esta, que se cargará de más sangre a no dudarlo. No hay que dar nada por sentado y considerar cada minuto como situación desesperada. Tiempo de acción inmediata y tal vez de golpes de mano. El enemigo está herido de muerte y tirará dentelladas. El fin está predicho, hay que tratar de minimizar las pérdidas y preparar los castigos.
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