venerdì 4 agosto 2017

NOURRITURES TERRESTRES
de/di Miguel Veyrat
(trad. Marcela Filippi)


Perché da qui viviamo
soltanto lo smarrimento. Così sono le cose
nel limbo che precede
il nulla dove grida -senza speranza
alcuna, colui che immaginò
l'inferno nella forma di sesso maturo
aperto. Non chi urla
è presente, ma perso in quell'amore
che nella sua improvvisa esplosione
-per fare un salto nel buio cieco,
annunciasse la sua prossimità.
Ma c'è un paradiso in questo inferno
-come leggerebbe Sade nelle terzine
di Dante. E la mia povera bambina
Portinari che sognava ritornare
un bianco giorno -per addormentarsi
nella mia bocca per sempre,
attraversa questa nebbia trasparente in cui io
navigo ora -amore fedele
e seguace alla meccanica quantistica: a lei
consegno la mia materia viva -utero
notturno dove convergono le stelle.





Porque desde aquí tan sólo
la pérdida vivimos. Así son las cosas
en el limbo que precede
a la nada donde clama —sin esperanza
alguna, aquél que imaginó
el infierno en la forma de maduro sexo
abierto. No quien clama
está presente mas perdido en tal amor
que en su súbita explosión
—para dar un ciego oscuro salto,
anunciaba ya su alcance.

Pero hay un paraíso en este infierno
—como leyera Sade en las tercetas
de Dante. Y mi pobre niña
Portinari, que sueña en regresar
un blanco día para dormirse
en mi boca para siempre,
cruza esta bruma transparente en que yo
navego ahora —fiel de amor
y adepto a la mecánica cuántica. A ella
entrego mi materia viva —útero
nocturno en que coinciden las estrellas.

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