giovedì 1 novembre 2018

Ars poética/Ars poetica

de/di Rafael Cadenas
(trad. Marcela Filippi)

Que cada palabra lleve lo que dice.
Que sea como el temblor que la sostiene.
Que se mantenga como un latido.
No he de proferir adornada falsedad ni poner tinta dudosa ni añadir
brillos a lo que es.
Esto me obliga a oírme. Pero estamos aquí para decir verdad.
Seamos reales.
Quiero exactitudes aterradoras.
Tiemblo cuando creo que me falsifico. Debo llevar en peso mis
palabras. Me poseen tanto como yo a ellas.
Si no veo bien, dime tú, tú que me conoces, mi mentira, señálame
la impostura, restriégame la estafa.
Te lo agradeceré, en serio.
Enloquezco por corresponderme.
Sé mi ojo, espérame en la noche y divísame, escrútame, sacúdeme.

Che ogni parola rechi ciò che dice.
Che sia come la scossa che la sostiene.
Che rimanga come una palpitazione.
Non devo proferire falsità né mettere inchiostro dubbioso né
aggiungere lustro a ciò che è.
Questo mi obbliga ad ascoltarmi. Ma siamo qui per dire verità.
Siamo reali.
Voglio esattezze terrorizzanti.
Tremo quando credo di falsificare me stesso. Devo soppesare le mie
parole. Mi posseggono come io posseggo loro.
Se non vedo bene, dimmi tu, tu che mi conosci, mia bugia, indicami
l’impostura, strigliami la truffa.
Ti ringrazierò, davvero.
Impazzisco per corrispondermi.
Sii il mio occhio, aspettami di notte e scorgimi, scrutami, scuotimi.

(Intemperie, 1977)

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