de/di Luis Alberto de Cuenca
(trad. Marcela Filippi)
Se llama Marcel Schwob. Tiene veintitrés años.
Su vida ha sido plana hasta el día de hoy.
Pero el relieve acecha en forma de una puta
a la que lo conduce, una noche, el azar.
Se llama Louise. Es frágil, menuda y enfermiza,
silenciosa y abyecta. Casi no se la ve.
Solo hay terror y angustia en los inmensos ojos
que le invaden la cara, dignos de Lillian Gish.
En sus brazos Marcel olvida que mañana
citó en la biblioteca a su amigo Villon.
Se olvida hasta de Stevenson, su escritor favorito,
de Shakespeare, de Moll Flanders y del Bien y del Mal.
Qué tres soberbios años de amor irresistible
aguardan al judío en la paz del burdel.
El cielo de París aún retiene sus vanas
promesas y las tiernas caricias de Louise.
Pero lo bueno acaba. Ella muere de tisis
y Marcel languidece, privado de su sol.
«No queda más remedio que volver a los libros»,
se dice, y da a las prensas El libro de Monelle.
Si chiama Marcel Schwob. Ha ventitré anni.
La sua vita è stata piatta fino al giorno d'oggi.
Ma il rilievo si cela sotto forma di puttana
a cui, il caso, lo conduce una notte.
Si chiama Louise. È fragile, minuta e cagionevole,
silenziosa e abietta. Quasi non la si vede.
C'è solo terrore e angoscia negli occhi immensi
che le invadono il volto, degni di Lillian Gish.
Tra le sue braccia Marcel dimentica che l'indomani
ha citato in biblioteca il suo amico Villon.
Dimentica persino Stevenson, il suo scrittore preferito,
Shakespeare, Moll Flanders e il Bene e il Male.
Che superbi tre anni di amore irresistibile
attendono l'ebreo nella pace del bordello!
Il cielo di Parigi conserva ancora le sue vane
promesse e le tenere carezze di Louise.
Ma ciò che è buono finisce. Ella muore di tisi
e Marcel languisce, privato del suo sole.
“Non c'è altro rimedio che tornare ai libri”,
dice a se stesso, e consegna Il libro di Monelle alla stampa.
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