de/di Enrique Gracia Trinidad
(trad. Marcela Filippi)
Escucha Guilgamésh,
Uruk, donde los cedros abrigaban tu trono,
ya no existe.
La serpiente comió la verde rama de la inmortalidad
y nada ha vuelto a ser lo mismo.
Los héroes como tú no tienen una hazaña que llevarse a la espada.
Ulises está lejos,
se ha perdido en las islas olvidadas,
al norte del estrecho que las sirenas cosen con su canto,
y ahora es Indiana Jones quien regresa a su casa
silbando una canción de Tina Turner;
arañas hacendosas, en los techos del mundo, ven pasar su sombrero.
A Robin Hood le tiembla el pulso
y el Pequeño Gran Juan da clases de gimnasia
para artistas de Hollywood.
Aquiles, el aqueo, el de los pies veloces,
tiene artritis y tose con frecuencia, el talón le ha crecido,
y anda vendiendo vasos de cerámica
para turistas sudorosos.
Ahora es Superman el que más corre, el que vuela,
el que sujeta un mundo con sus manos
mientras Atlas se sienta en un banco del parque
para dar de comer a la palomas.
A Sanson le ha vencido Schwarzenegger,
al que incluso le pagan una buena fortuna por luchar con los malos
sin que le caiga encima un templo.
Guillermo Tell quedó para contar sus aventuras
a unos nietos que piensan en binario
y ya no le comprenden.
Conan, el gran cimerio; San Jorge y su dragón;
Sigfrido el valeroso, que también tuvo el suyo como tantos;
el propio Peter Pan, que al final ha crecido;
y tu amigo Enkidú, y el mismo Don Quijote de la Mancha,
todos los esforzados paladines de mi mesa camilla,
están haciendo cola
para ver si les dan el subsidio de paro.
Y es que los viejos héroes se han pasado de moda,
desconocen el flujo misterioso de los ordenadores
y dan siempre al botón equivocado.
Escucha, Guilgamésh, amigo mío,
deja que el mundo siga con sus horteras veleidades
y no le des más vueltas.
Sentémonos al sol, fuma de mi tabaco.
Sonreiremos.
Ascolta Gilgamesh,
Uruk, dove i cedri riparavano il tuo trono,
non esiste più.
Il serpente ha mangiato il verde ramo dell'immortalità
e nulla è tornato ad essere come prima.
Gli eroi come te non hanno imprese da difendere a spada sguainata.
Ulisse è lontano
si è smarrito nelle isole dimenticate,
a nord dello stretto dove le sirene imbastiscono con il loro canto,
e ora è Indiana Jones che torna a casa
fischiettando una canzone di Tina Turner;
ragni laboriosi, sui tetti del mondo, vedono passare il suo cappello.
A Robin Hood trema il polso
e Little Great John insegna ginnastica
agli artisti di Hollywood.
Achille, l'acheo, colui dai piedi veloci,
ha l'artrite e tossisce con frequenza, il tallone gli è cresciuto,
e va in giro a vendere bicchieri di ceramica
per turisti sudaticci.
Ora Superman è quello che corre di più, quello che vola,
colui che regge il mondo con le sue mani
mentre Atlante si siede su una panchina del parco
per dare da mangiare ai piccioni.
Sansone è stato sconfitto da Schwarzenegger,
il quale viene persino pagato una buona fortuna per combattere con i cattivi
senza che gli cada addosso un tempio .
Guglielmo Tell è rimasto a raccontare le sue avventure
ad alcuni nipoti che pensano a binario unico
e ormai non lo capiscono più.
Conan, il grande cimmero; San Giorgio e il suo drago;
Sigfrido il valoroso, anch'egli ne ebbe uno come tanti;
lo stesso Peter Pan, che alla fine è cresciuto;
e il tuo amico Enkidu,
e il medesimo don Chisciotte de la Mancia,
tutti i valorosi paladini del mio angolo di lettura,
stanno facendo la fila
per vedere se riescono ad avere il sussidio di disoccupazione.
Il fatto è che i vecchi eroi sono passati di moda,
ignorano il misterioso flusso dei computer
e premono sempre il pulsante sbagliato.
Ascolta, Gilgamesh, amico mio,
lascia che il mondo continui con le sue grossolane velleità
e non girarci tanto intorno.
Sediamoci al sole, fumiamo il mio tabacco.
Sorrideremo.
(Del libro Contrafábula. Poesía 1972-2004. Sial/Fugger Poesía, 2004)