de/di Alejandro Céspedes
(trad. Marcela Filippi)
Cuando el niño tenía cinco años
ayudó a construir su primer pozo:
«El trabajo del niño es muy poco,
pero quien lo desprecia es un loco», dijo su madre.
Le dieron una pala chiquitita y le hicieron partícipe
de la revelación: bajo la tierra sólida existe un río ciego
que quiere ver la luz como los cíclopes:
con un ojo redondo en mitad de la frente.
El niño aún no sabe cómo llega, ni de dónde,
ni hacia qué lugar fluye. Muchos años después descubriría
que el hombre también lo ignora
y se engaña tratando de explicarse y designando cosas
que tal vez no debieran tener nombre.
Para un niño estas cosas tan simples son prodigios.
Ahora mira hacia atrás, ve su pasado indemne,
es una vida aún sin suceder, como un regalo
que no quisiera abrirse todavía.
Y entonces se da cuenta:
todo aquello que amamos tiene nombre
antes de tener futuro.
Quando il bambino aveva cinque anni
ha aiutato a costruire il suo primo pozzo:
«Il lavoro del bambino è molto poco,
ma chi lo disprezza è un pazzo», disse sua madre.
Gli diedero una piccola pala e lo resero partecipe
dalla rivelazione: sotto la terra solida esiste un fiume cieco
che vuole vedere la luce come i ciclopi:
con un occhio rotondo in mezzo alla fronte.
Il bambino non sa ancora come arriva, né da dove,
né verso quale luogo fluisca. Molti anni dopo avrebbe scoperto
che anche l'uomo lo ignora
e si inganna cercando di spiegarsi e designare cose
che forse non dovrebbero avere un nome.
Per un bambino, queste cose così semplici sono prodigi.
Ora guarda indietro, vede il suo passato indenne,
è una vita che deve ancora accadere, come un dono
che non si vorrebbe ancora aprire.
E poi si rende conto:
tutto ciò che amiamo ha un nome
prima di avere un futuro.
(De Los infraleves. Lilliputienses editor, 2023)
Nessun commento:
Posta un commento