de/di Carlos Alcorta
(trad. Marcela Filippi)
Me niego a que se pudran estas venas
por las que mis padres y otros míos
navegan viniendo desde tan lejos;
Arturo Corcuera
Sin darme cuenta estaba pensando en ti de nuevo,
como si fuera a verte dentro de unos minutos
y todos los fragmentos del recuerdo
recuperados de repente,
desordenaran mi memoria.
Tengo algo importante que preguntarte.
Sé que hay preguntas que jamás deben
hacerse, lo dijiste muchas veces
y me amonestaste con frecuencia
cuando lo olvidaba con evidente
mal humor, pero siempre he tenido
la sensación de que ciertos secretos
inconfesables nos paralizaban
y reprimían nuestros sentimientos.
La sospecha constante de que una desgracia
familiar pudiera ocurrir
en cualquier momento me desvelaba
noche tras noche, hasta que renuncié
a buscar el origen de la angustia.
Dejé que el silencio se dispersara
entre medias palabras que decían
tanto como lo que callaban, aunque
resultaba violento comprobar
que provocaban en la mayoría
de las ocasiones una inmersión
suicida en el vacío de la emoción.
Todo podía haber sido de otra manera,
pero cuando un hombre ya no puede
ignorar las innumerables
llamadas de su propia sangre, debe
hacer frente a su destino. No hubo
ese filtro infernal que ayuda
a rendir la virtud de la mujer
sino deseo compartido bajo
las sábanas del cielo, una lección de vida
que aprendiste a la fuerza, un adictivo
acto de amor y sus repeticiones,
pero llegó un huésped inoportuno
que provocó asfixiantes noches
de insomnio y de arrepentimiento inútil.
¿Por qué me empeño ahora en intentar
comprender la conducta ajena
si nunca he padecido
una situación semejante,
si, además, ya no tiene vuelta de hoja?
¿Puedo ser juez y parte? Me hacía estas preguntas
en mi escritorio, ya casi en penumbra,
sin sacar conclusión definitiva
alguna, excepto,
quizá, que la temprana decepción
se convirtió en un rasgo
fundamental de su carácter,
y mientras escribía este poema
que aspiraba a encontrar respuestas
el césped del jardín absorbía la luz
que manaba de la naciente luna.
Esa era la única realidad
que no admitía réplica.
Hacer vida —esa es la intención
con la que he escrito este libro— es vivir,
no como si hubiera otra vida, sino como si todo
lo vivido hasta ahora fuera insuficiente,
es hacer de las lágrimas del duelo
semillas que fecundan el futuro
porque, con el dolor como aliado,
la alegría florece con más fuerza.
Hacer vida es aprender a morir.
Pasada la aflicción, empieza el equilibrio.
Mi rifiuto di lasciar marcire queste vene
attraverso le quali i miei genitori e miei avi
navigano venendo da molto lontano;
Arturo Corcuera
Senza rendermi conto stavo pensando di nuovo a te,
come se dovessi rivederti tra pochi minuti
e tutti i frammenti del ricordo,
recuperati all'improvviso,
sconvolgessero la mia memoria.
Ho qualcosa d'importante da chiederti.
So che ci sono domande che non si dovrebbero mai
fare; lo hai detto molte volte,
e mi hai frequentemente rimproverato
quando lo dimenticavo con evidente
cattivo umore, ma ho sempre avuto
la sensazione che certi segreti
inconfessabili paralizzassero
e reprimessero i nostri sentimenti.
Il costante sospetto che una tragedia familiare
potesse accadere
in qualsiasi momento mi teneva sveglio
notte dopo notte, finché non ho rinunciato
a cercare l'origine dell'angoscia.
Ho lasciato che il silenzio si disperdesse
tra mezze parole che dicevano
tanto quanto ciò che non dicevano, anche se
risultava violento comprovare
che, nella maggior parte dei casi
provocavano un'immersione
suicida nel vuoto delle emozioni.
Tutto avrebbe potuto essere diverso,
ma quando un uomo non può più
ignorare gli innumerevoli
richiami del proprio sangue, deve
far fronte al suo destino. Non c'era
quel filtro infernale che aiutasse
la virtù di una donna ad arrendersi
bensì desiderio condiviso sotto
le lenzuola del cielo, una lezione di vita
che hai imparato per forza,
un atto d'amore e le sue ripetizioni
che diventa dipendenza,
ma è arrivato un ospite inopportuno
che ha provocato asfissianti notti
di insonnia e di inutili rimorsi.
Perché insisto ora nel cercare
di comprendere il comportamento altrui
se non ho mai patito
una simile situazione,
se, oltretutto, non c'è alternativa?
Posso essere sia giudice che giuria? Mi ponevo queste domande
alla mia scrivania, ormai quasi in penombra,
senza giungere a conclusioni definitive,
tranne,
forse, che la delusione iniziale
divenne un tratto
fondamentale del suo carattere,
e mentre scrivevo questa poesia
che aspirava a trovare risposte
il prato del giardino assorbiva la luce
che la nascente luna emanava.
Quella era l'unica realtà
che non ammetteva replica.
Fare vita – questa è l'intenzione
con cui ho scritto questo libro – è vivere,
non come se ci fosse un'altra vita, ma come se tutto
ciò che si è vissuto finora fosse insufficiente,
è fare delle lacrime del dolore
semi che fecondino il futuro,
perché, con il dolore come alleato,
l'allegria fiorisce con più forza.
Vivere è imparare a morire.
Passata l'afflizione, comincia l'equilibrio.
(De Aflicción y equilibrio. Calambur Poesía)
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