lunedì 29 novembre 2021

VOLVAMOS A LAS RAMAS/TORNIAMO SUI RAMI

de/di Olalla Castro

(trad. Marcela Filippi)


Volvamos a las ramas. A su música.

Retrocedamos

decenas de siglos en la lengua,

hasta un segundo antes de empezar a fingir

que una hebra invisible atraviesa los nombres 

y los une a las cosas.

Volvamos al golpe de tambor,

 a descubrir el ritmo.

A bailar alrededor de las hogueras,

conservando el asombro por la chispa. 

Volvamos a los sonidos guturales,

a los fonemas silbantes 

que rompen el silencio a fuerza de invocarlo.


Shhhhhhh.


No olvidemos que antes   

de trenzar las palabras   

nuestros dedos ya hallaban los caminos.

Volvamos a las ramas y a su canto.

Tachemos la gramática 

y probemos a decir otra vez.

Como si nunca.

Para que decir vuelva a ser 

señalar con la lengua,

olfatear las cosas

con clara voluntad de acorralarlas.


Para que decir no sea más 

emigrar a otro cuerpo.

Para que deje el lenguaje de ser 

o jaula o fuga.



Torniamo sui rami. Alla loro musica.

Retrocediamo

decine di secoli nella lingua,

fino a un secondo prima di iniziare a fingere

che un filo invisibile attraversi i nomi

e li unisca alle cose.

Torniamo a battere il tamburo,

a scoprire il ritmo.

A ballare intorno al fuoco,

mantenendo lo stupore per la scintilla.

Torniamo ai suoni gutturali

ai fonemi sibilanti

che rompono il silenzio a furia di invocarlo.


Shhhhhh.


Non dimentichiamo che prima

d'intrecciare le parole

le nostre dita già trovavano le strade.

Torniamo sui rami e al loro canto.

Aboliamo la grammatica

e proviamo a dire di nuovo.

Come se mai.

Affinché dire sia di nuovo

indicare con la lingua,

annusare le cose

con una chiara volontà di accerchiarle.


Affinché dire non sia più

emigrare in un altro corpo.

Affinché la lingua cessi di essere

o gabbia o fuga.



(Del libro Inventar el hueso. Premio Unicaja de Poesía 2018. Editorial Pre-Textos 2019)

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