de/di Alejandro Oliveros
(trad. Marcela Filippi)
ERAN los días y noches del ardiente agosto
detenido en la morada circular del cielo.
El solsticio eterno que penetra los ojos
y entorpece la marcha entre los guijarros.
El verano es estación propicia para el engaño,
la claridad se llena de manchas como la piel enferma.
Sin cuidados y sin avisos se desplazaba
el gigantesco Orión hacia la isla rumorosa,
la encantada Ortigia de vientos amansados
y crepúsculos que hacen rabiar a la aurora.
Buscaba el hijo de Poseidón en la rosada arena
las blancas vocales del cuerpo amado,
sus ojos de miel entre las estrellas
silenciosas, la rosa de su boca flotando,
rodeada de nenúfares y dulces lotos,
la espuma de sus senos iluminando la playa.
A la espera de la noche, sigiloso, después
de años, se arrastraba el escorpión artero.
Su disminuida figura, su naturaleza sentida
y su ponzoña reservada para el solitario.
Todos los días, traicionado por amor, se hunde
el gigantesco Orión en el mar onduloso.
He visto su pesado naufragio, sus miembros dispersos
y el envenenado hundimiento de su cuerpo.
He escuchado su cantado lamento en la tarde
abrupta y calurosa del mar de Cumboto.
Erano i giorni e le notti dell’infuocato agosto
recluso nella dimora circolare del cielo.
Il solstizio eterno che penetra gli occhi
e intorpidisce la marcia tra i ciottoli.
L'estate è una stagione propizia per l'inganno,
la chiarezza si riempie di macchie come la pelle malata.
Senza cura e senza preavvisi si spostava
il gigantesco Orione verso l'isola rumorosa,
l'incantata Ortigia dai venti ammansiti
e crepuscoli che fanno arrabbiare l'aurora.
Cercava il figlio di Poseidone nella sabbia rosa
le bianche vocali del corpo amato,
i suoi occhi di miele tra le stelle
silenziose, la rosa della sua bocca fluttuando,
circondata da ninfee e dolci fiori di loto,
la schiuma dei suoi seni illuminando la spiaggia.
In attesa della notte, circospetto, dopo
anni, strisciava l’infido scorpione.
La sua diminuita figura, la sua natura sentita
e il suo veleno riservato al solitario.
Tutti i giorni, tradito per amore, affonda
il gigantesco Orione nel mare ondulato.
Ho visto il suo pesante naufragio, le sue membra disperse
e l'avvelenato affondamento del suo corpo.
Ho sentito il suo cantato lamento nella sera
subitanea e calda del mare di Cumboto.
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(de Magna Grecia, 1999)
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