martedì 20 aprile 2021

POEMA DEL SOLDADO (IV)/POEMA DEL SOLDATO (IV)

de/di Angelina Gatell

(trad. Marcela Filippi)


 Cuando esos hombres vuelvan a sus vidas,

a sus cosas diarias, su trabajo o sus sueños.

Cuando pongan sus manos

en la esposa o en el hijo,

ya no serán los mismos.


No es posible que vuelvan indemnes, sin memoria,

dejando atrás el odio,

el terror y la sangre

con que se fue cubriendo la tierra que pisaron.

No es posible que olviden

tantan fuentes abiertas de improviso, en los pechos...


No es posible que olviden que olviden los campos arrasados

donde esparcieron

su tristeza o su furia

como simiente única augurando

la cosecha futura.


Ya no serán los mismos.

Volverán sin canciones.

Un profundo cansancio ocupará sus ojos

donde muerte y paisaje,

donde limo y metralla se confunde

para siempre fijados en la absorta pupila.


Ya no serán los mismos

les durará el recuerdo de los días quemados

en lo hoguera del odio,

cuando dieron al viento su desnuda fiereza.

Serán hombres amargos

de silencio y de espino.


Y seguirá la guerra

en un lugar cualquiera

de ese inmenso dominio

donde reina callando,

sin piedad tanta veces.


Y seguirá la guerra mordiendo los hogares

con dentellada oculta.

Y seguirá la guerra presidiendo los días.

Y en las mesas del mundo, a la hora del rito,

entre el pan amasado por las manos del hombre

levantará la guerra su lívido fantasma.


Y rozando la aurora,

junto a lechos nupciales

donde el hombre edifica día a día el futuro

que su instinto reclama,

allí estará la guerra, enturbiando los ojos

de los niños que un día brotarán en el tiempo.


La guerra en todas partes, con su coro terrible

de muertos sin descanso,

de muertos en zozobra,

incumplidos, acerbos,

sin reposo posible.


***

Yo no entiendo sus cantos.

Yo no sé por qué luchan.

Yo no siento en mis venas la inclemente llamada 

del horror circulando. 


Pero sé que nos queda muy abierta la herida, 

muy cansada la tierra; 

que el silencio reemplaza la canción de otros días; 

que los campos se cubren de ceniza y salitre, 

que ni el trigo ni el hombre, 

ni la rosa ni el árbol volverá a ser lo mismo.



Quando quegli uomini torneranno alle loro vite

alle loro cose quotidiane, al loro lavoro o ai loro sogni.

Quando poseranno le loro mani

sulla moglie o il figlio,

non saranno più gli stessi.


Non è possibile che tornino indenni, senza memoria,

lasciando dietro l'odio,

il terrore e il sangue

con cui si ricoprì la terra che calpestarono.

Non è possibile che dimentichino

tante sorgenti aperte all'improvviso, nei petti ...


Non è possibile che dimentichino i campi distrutti

dove hanno sparso 

la loro tristezza o la loro furia

come unico seme augurando

il raccolto futuro.


Non saranno più gli stessi.

Torneranno senza canzoni.

Una profonda stanchezza occuperà i loro occhi

dove morte e paesaggio,

dove limo scheggia si confondono

fissati per sempre nell'assorta pupilla.


Non saranno più gli stessi

perdurerà in loro il ricordo dei giorni bruciati

nel fuoco dell'odio,

quando diedero al vento la loro nuda fierezza.

Saranno uomini amari

di silenzio e di spino.


E la guerra continuerà

in un luogo qualsiasi 

di quell'immenso dominio

dove tacendo regna,

troppe volte senza pietà.


E la guerra continuerà a mordere il focolare

con dentata occulta.

E la guerra continuerà a presiedere i giorni.

E sulle tavole del mondo, nell'ora del rito,

tra il pane impastato dalle mani dell'uomo

scatenerà la guerra il suo livido  fantasma.


E sfiorando l'aurora,

vicino a letti nuziali

dove l'uomo costruisce giorno dopo giorno il futuro

che il suo istinto reclama,

lì ci sarà la guerra, intorbidendo gli occhi

dei bambini che un giorno germoglieranno nel tempo.


La guerra ovunque, con il suo coro terribile 

di morti senza riposo,

di morti in agitazione,

incompiuti, acerbi,

senza riposo possibile.


***

Io non capisco i loro canti.

Io non so perché lottano.

Io non sento nelle mie vene l'inclemente richiamo

dell'orrore circolando.


Ma so che a noi rimane molto aperta la ferita,

molto affaticata la terra;

che il silenzio sostituisce la canzone di altri giorni;

che i campi si coprono di cenere e di salnitro,

che né il grano né l'uomo,

né la rosa né l'albero saranno più gli stessi.


                  (de El poema del soldado. Premio "Valencia" de Poesía 1954. Bartleby Editores, edición 2020)




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