de/di Juan Carlos Mestre
(trad. Marcela Filippi)
El viento de otoño el viento que arrastra restos de espino y lágrimas desnudas hasta detrás
de los vagones donde los machos manosean prostitutas jóvenes mientras las madrinas
cosen botones sin saber qué astro ha caído del cielo y a nadie le corresponde el encargo de
embellecer la tierra y considerarse en algo semejante a los pájaros. El viento que toca con
dedos de bakelita las cosas que dejaron de ser santas que dejan de preguntarse para qué
sirven y tras la amputación y la farsa y todo eso del reparto las entregas al coleccionista. Es
el viento el que vuelve histéricos a los ángeles y a las hermanas que recogen bajo la
banqueta el carbón quemado de sus hijas. El viento malintencionado con su olor a jarabe y
a vergüenza cuando golpea las cancelas y los malandros regresan a la propiedad con los
puños ensangrentados. Es el viento sin nombre sobre las colchas negras y la médula de los
carneros el viento de otoño sobre las agriculturas de la muerte.
Il vento d'autunno, il vento che trascina resti di spino e lacrime nude fino a dietro
i vagoni dove i maschi palpeggiano giovani prostitute mentre le madrine
cuciono bottoni senza sapere quale astro sia caduto dal cielo e a nessuno corrisponde l'incarico
di abbellire la terra e di considerarsi simile agli uccelli in qualcosa. Il vento che soffia con
dita di bachelite le cose che hanno cessato di essere sante che smettono di chiedersi a cosa
servono e dopo l'amputazione e la farsa e quanto della distribuzione le consegni al collezionista. È
il vento che rende isterici gli angeli e le sorelle che raccolgono sotto la
panchetta il carbone bruciato delle loro figlie. Il vento malintenzionato con il suo odore di sciroppo e
di vergogna quando colpisce i cancelli e i malviventi tornano nella proprietà con i
pugni insanguinati. E' il vento senza nome sulle coltre nere e il midollo dei
montoni il vento d'autunno sulle agricolture della morte.
(De La poesía ha caído en desgracia)
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