de/di Jorge Muzam
(trad. Marcela Filippi)
Anochece octubre. La última noche. La lluvia que no cesa. El cementerio es territorio filosófico, memoria inflacionada con nudos en la garganta. Los espíritus de las matriarcas esperan su visita anual vestidas de ilusión. Los viejos inmortales de poncho humedecido se confunden con el vaho del crepúsculo primaveral, con el rumor del viento norte atravesando los cedros. Crepitan las gotas de lluvia en las hojas del castaño. Los chilcos danzan en el aire como veteranos del Bolshoi. Rechina el viejo portón de hierro. Alguien quiere que entres o te vayas. Esperamos el carromato de Mozart en esta ensaladera de cruces carcomidas. Al menos para agradecer su Requiem incompleto. Para tararear con voz alcohólica los sones de la marcha final. Estamos en paz. La absolución para tanto pecado imaginario la dará Onfray. La teoría de la relatividad de la vida nos espera en casa.
Tramonta ottobre. L’ultima notte. La pioggia che non cessa. Il cimitero è territorio filosofico, memoria inflazionata con nodi alla gola. Gli spiriti delle matriarche attendono la sua visita annuale vestiti d’illusione. I vecchi immortali dal poncho inumidito si confondono nella nebbia del crepuscolo primaverile, con il rumore del vento del nord che soffia tra i cedri. Crepitano le gocce di pioggia sulle foglie del castagno. I chilcos* danzano nell'aria come veterani del Bolshoi. Cigola il vecchio cancello di ferro. Qualcuno vuole che tu vada via o entri. Aspettiamo il carro di Mozart in questa insalatiera di croci corrose. Almeno per ringraziare il suo Requiem incompleto. Per canticchiare con voce alcolica i suoni della marcia finale. Siamo in pace. L'assoluzione per così tanto peccato immaginario sarà data da Onfray. La teoria della relatività della vita ci aspetta a casa.
*Arbusto originario del Cile e Argentina
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