de/diValentin Martin
(trad. Marcela Filippi)
Le estoy cogiendo gusto a esto de ser viejo
sumar más dudas de año en año,
ver cómo se esfuma alguna certeza que quedaba,
a que tantos amigos de antes sean ahora tan pocos.
Se van las devociones que me prometieron
amor eterno y resultó que era solo un contrato
con mi rentabilidad y su ambición tan noble.
No les condenéis, hay que entenderlos,
para ellos la vida tampoco es fácil
y nadie en sus cabales pondría la suya
a mi nombre tan barato que por no tener
no cuenta ningún futuro en las heredades.
Ya todos se nombran unos a otros
con letras que sugieren porvenires de aristocracia
porque con el apellido no pueden los funcionarios
aquellos que te prohibían llamar Libertad a una hija
o Tronsky a un perro, o a un gato Comandante.
Debéis abrir la mente a los nuevos matarifes.
Por qué mentar un compromiso si nadie sabe
para qué sirve, lo mismo que los contubernios
ya no alcanzan a fumigar a un triste Fray Escoba
y otras menudencias para escribir un currículo
con posibilidades universitarias de Carrefour,
o con suerte un puesto de organista eclesiástico
y de cantautor en bares con alegres muchachas
que no exijan el derecho de admisión a los abstemios.
Tened paciencia,
que es algo que con las prisas se pierde mucho.
Miradme a mí, observad mi poca estatura
en una sociedad tan exigente con los ciudadanos.
Por mucho corega que le ponga a mis dientes
postizos, y me cambie de ropa interior por las tardes,
no me atrevería tampoco a besar a Anthony Hopkins.
Que los besos de los viejos dan mucha risa
y algún asquito, para qué engañarnos,
está en el guión de la propia vida que se va
por donde vino y nunca supimos si fue estela
en la mar o el camino que se deshace al desandar.
Ci sto prendendo gusto ad essere vecchio
sommare più dubbi di anno in anno,
vedere come sfuma qualche certezza rimasta,
che i tanti amici di prima ora siano così pochi.
Spariscono le devozioni che mi avevano promesso
amore eterno e si è scoperto essere solo un contratto
con la mia redditività e la sua ambizione così nobile.
Non condannateli, bisogna capirli,
anche per loro la vita non è facile
e nessuno sano di mente darebbe la propria
per il mio nome così economico e che per non avere
non ha alcun futuro nelle eredità.
Ormai tutti si nominano a vicenda
con lettere che suggeriscono un domani d'aristocrazia
perché non possono usare il cognome i funzionari
quelli che ti proibivano chiamare una figlia Libertà
o Tronsky un cane, o un gatto Comandante.
Dovete aprire la mente ai nuovi macellai.
Perché proferire un impegno se nessuno sa
a cosa serva? così come le prepotenze che non possono
più avvolgere nel fumo nemmeno un triste Fray Escoba*
e altre sciocchezze per scrivere un curriculum
con possibilità universitarie da Carrefour,
o con fortuna un posto da organista ecclesiastico
e come cantautore nei bar con allegre ragazze
che non esigano il diritto di ammissione agli astemi.
Abbiate pazienza,
che è qualcosa che nella fretta si perde molto.
Guardatemi, osservate la mia scarsa statura
in una società così esigente con i cittadini.
Per quanta colla metta ai miei denti
posticci, e cambi la mia biancheria intima tutte le sere,
non oserei baciare nemmeno Anthony Hopkins.
I baci dei vecchi fanno molto ridere
e un po' schifo, perché ingannarci?
è nel copione della vita stessa che se ne va
da dove è venuta e, mai abbiamo saputo se sia stata scia
nel mare o il cammino che si dissolve ripercorrendolo.
* Frate scopa. Si fa riferimento all'umile Martín de Porres o Martin de la Carité (Lima, 9 dicembre 1579 - Lima, 3 novembre 1639) il cui unico compito era quello di spazzare il convento.
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