De/di Manuel López Azorín
(trad. Marcela Filippi)
¿Qué luz tan encendida
me ha mostrado el misterio? ¿Qué rumor
tan dulce y delicado trae la aurora
que deja en mis sentidos
toda la claridad y aleja el miedo
que produce la noche y su secreto?
Vuelve la luz y envuelve, se disipan
las acciones que atoran
el tiempo que es oscuro, y trae la dicha,
o al menos la esperanza,
frente a la oscuridad de la impotencia
de las salas de espera y los diagnósticos
sin resquicio de luz
ni claridad alguna en los sentidos.
¿Qué luz tan encendida
me acerca esta mañana la alegría,
esa esperanza mínima
en el jardín de siempre, donde cantan
los pájaros del alba, donde escucho
violines en la luz de amanecida?
QUALE LUCE TANTO ACCESA...?
Quale luce tanto accesa
mi ha mostrato il mistero? Quale rumore
tanto dolce e delicato porta l'aurora
che lascia nei miei sensi
tutta la chiarezza e allontana il pavore
che produce la notte e il suo segreto?
Ritorna la luce e avvolge, si dissipano
le azioni che soffocano
il tempo che è oscuro, e porta gioia,
o almeno la speranza,
dinanzi all’oscurità dell’impotenza
delle sale d'attesa e delle diagnosi
senza spiraglio di luce
né chiarezza alcuna nei sensi.
Quale luce tanto accesa
mi avvicina stamattina l'allegria,
quella minima speranza
nel giardino di sempre, dove cantano
gli uccelli dell'alba, dove ascolto
violini alla luce dello spuntar del giorno?
(Del libro Baluartes y violines. Editorial Lastura, 2023)
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