de/di Santos Domínguez Ramos
(trad. Marcela Filippi)
Persiste donde el sueño.
Era un bajel de piedra,
un barco construido sobre la roca viva.
Igual que si surgiera de la costa,
desde el vecino mar,
parecía moverse a la luz del crepúsculo
su dudosa silueta inaccesible.
Cayó bajo las bombas un verano
pero algo permanece inmune a los cañones.
No llega su derrumbe a la memoria.
Queda una calitipia que reflejó su ruina
y el vacío del paisaje que mira un centinela.
La Villa prodigiosa ahora es una ausencia,
pero en el sueño dura su armonía.
Igual que si se oyera en la noche romana
la sonata serena de los astros lejanos,
esos astros caídos hace siglos
en el confín del tiempo.
Persiste nel luogo del sogno.
Era un vascello di pietra,
una nave costruita sulla roccia viva.
Come se emergesse dalla costa,
dal vicino mare,
sembrava muoversi alla luce del crepuscolo
la sua dubbia sagoma inaccessibile.
Cadde sotto le bombe un'estate
ma qualcosa resta immune ai cannoni.
Il suo cedimento non giunge alla memoria.
Resta una calotipia che rispecchiò la sua rovina
e il vuoto del paesaggio che guarda una sentinella.
La Villa prodigiosa è ora un'assenza,
ma la sua armonia dura nel sogno.
Come se si sentisse nella notte romana
la serena sonata degli astri lontani,
quegli astri caduti da secoli
nel confine del tempo.
(De Cuaderno de Italia. Siltolá Poesía, mayo 2023)
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