giovedì 9 novembre 2023

CANTO A LA SOLEDAD/CANTO ALLA SOLITUDINE

de/di Emilio Quintanilla Buey
(trad. Marcela Filippi)

No me sorprende, soledad, que rondes
en los últimos años de mi vida
la puerta de mi casa. Bienvenida.
Ayer te quise y hoy me correspondes.

Sé cómo llegas, sé dónde te escondes,
sé cómo y dónde excavas tu guarida, 
pero te tengo ya tan asumida 
que paso de los comos y los dondes.

Aquí estoy, justiciera generosa.
Sigue entrando en mi casa cada día
y sigue —como anoche— siendo hermosa,

porque hasta que llegaste, no sabía
que a los que no tenemos otra cosa
la soledad nos hace compañía.

Aquí estoy, soledad. Tengo anotados
tus poemas de escarcha en mi libreta.
Te tienes que acordar. Soy el poeta
que lloró cuando fuimos presentados.

¿Sabes? No lloro ya. Versos llorados
me impiden ver la soledad completa.
Al borde del camino, en la cuneta,
fui dejando mis llantos enterrados.

Porque te quiero ver de otra manera.
Quiero que impregnes mis atardeceres.
Quiero gozar tu soledumbre entera.

Y hablando de gozares y quereres
déjame que te diga, compañera,
que yo te quiero amarga, tal como eres.

Te quiero porque llegas puntualmente
—pocas noches olvidas nuestra cita—,
y porque es silenciosa tu visita
—poco silencio habrá tan elocuente—.

Porque no existes cuando estás ausente
—poca es la gente que te necesita—,
siendo a la vez un ágora infinita
—pocas plazas habrá con tanta gente—.

Aquí estoy, soledad. Te estoy cantando
poniendo el corazón en mi balada.
Contigo de la mano voy llegando

hacia una noche ya sin madrugada.
Sólo tú seguirás conmigo cuando
lo que no seas tú no sea nada.

CANTO ALLA SOLITUDINE
Non mi sorprende, solitudine, che tu faccia la ronda
negli ultimi anni della mia vita
alla porta di casa miaBenvenuta.
Ieri ti ho amata e oggi mi contraccambi.

So come arrivi, so dove ti nascondi,
so come e dove scavi la tua tana,
ma ti ho talmente accettata
che passo dai come e dai dove.

Eccomi qui, giustiziera e generosa.
Continua ad entrare in casa mia ogni giorno
e continua – come stanotte – ad essere bella,

perché fino a quando non sei arrivata, non sapevo
che a quelli come noi che non abbiamo altro
la solitudine ci tiene compagnia.

Eccomi qui, solitudine. Ho gli appunti
delle tue poesie di ghiaccio nel mio taccuino.
Dovresti ricordare. Io sono il poeta
che ha pianto quando ci hanno presentati.

Sai? Non piango più. Versi piangenti
mi impediscono di vedere la completa solitudine.
Sul ciglio della strada, nella cunetta,
ho lasciato sepolti i miei pianti.

Perché ti voglio vedere in un'altra maniera.
Voglio che impregni i miei tramonti.
Voglio godermi il tuo intero eremo.

E a proposito di piaceri e desideri
lascia che ti dica, compagna,
che io ti voglio amara, tale quale sei.

Ti sono affezionato perché arrivi puntuale
—poche notti dimentichi il nostro appuntamento—,
e poiché la tua visita è silenziosa
—ci sarà poco silenzio così eloquente—.

Perché non esisti quando sei assente
—poche sono le persone che hanno bisogno di te—,
essendo allo stesso tempo un agorà infinita
—ci saranno poche piazze con tanta gente—.

Eccomi qui, solitudine. Canto a te
mettendo il cuore nella mia ballata.
Insieme a te per mano sto arrivando

verso una notte ormai senza alba.
Solo tu continuerai insieme a me quando
quel che tu non sarai più non sarà nulla.


(*) Premio Internacional de Poesía “Manuel Alcántara”. Málaga, 2006)
(*) Premio Internazionale di Poesia “Manuel Alcántara”. Málaga, 2006)


                                                              (De Obra reunida, 2000-2020, Ediciones Vitruvio. Madrid, 2022.)

 

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