de/di Luis Miguel Rabanal
(trad. Marcela Filippi)
Era, sin dudarlo, el lugar más hermoso.
Donde se guardaban las cosas inservibles
y el tiempo con musgo.
Crecía sordamente sin cesar allí la nostalgia
sin nadie notarlo, ese perfume ajado de materia
que resbala entre las hojas frescas de junio,
ese rostro presuntamente amado que ahogó la lluvia.
En algún atardecer se acercó a espiar las caderas
ensambladas y a los jóvenes profiriendo ultrajes
y serias advertencias de muerte.
Daba igual, si él quisiera pondría un nombre
exacto a cada cosa, colgaría su abrigo de un cerezo
leñoso y escribiría en el árbol con suma congoja
palabras que dislocasen tan bien lo invocado, Obdulia
y sus novios, y su amor desgraciado.
O no bastaba la remota escritura.
Si regresó a lo umbrío y golpeó con su puño
porque fuera verdad ese dislate de la vida.
Tantos años hoy para no gritar que se vaya.
Era, senza dubbio, il posto più bello.
dove si custodivano le cose inservibili
e il tempo col muschio.
Lì cresceva cupamente e incessante la nostalgia
nessuno se ne accorgeva, quel profumo appassito di materia
che scivola tra le fresche foglie di giugno,
quel volto presumibilmente amato che la pioggia ha annegato.
Una sera si avvicinò a spiare i fianchi
assemblati e ai giovani proferendo ingiurie
e gravi avvertenze di morte.
Non aveva importanza, se lui avesse voluto avrebbe dato un nome
esattamente a ogni cosa, avrebbe appeso il suo cappotto a un ciliegio
legnoso e avrebbe scritto sull'albero con grande angoscia
parole che travisassero così bene quanto invocato, Obdulia
e i suoi fidanzati, e il suo amore disgraziato.
Oppure la remota scrittura non bastava.
Se è tornato nella cupezza e ha colpito col pugno
affinché fosse vero quello sproposito della vita.
Tanti anni oggi per non gridare di andarsene.
(Del libro Que llueva siempre. Huerga & Fierro editor )
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