de/di José Ángel García Caballero
(trad. Marcela Filippi)
i havíem recobrat l'adorable impudor des d'on podíen veure tot l'esplendor de Súnion, la plenitud volguda, la llibertat, la vida. V.A.Estellés
Imagino la piedra sobre el mar, su crepúsculo
bajando, las columnas de brisa que adormecen
los párpado del dios, y leo cuanto miro
desde todos los márgenes.
Así puedo encontrarte, gesto que se anticipa
en la retina de estos meses andando bajo
este cielo de mármol.
Es el sol salpicando la calle y sus horarios,
fachadas discontinuas
que evitan el contacto con los cuerpos
que aciertan a soñarse.
Es la letra pequeña que inventa las postales,
su demora y su labio
temblando como tinta.
Immagino la pietra sul mare, il suo crepuscolo
scendendo, le colonne di brezza che addormentano
le palpebre del dio, e leggo quanto guardo
da tutti i margini.
Così posso incontrarti, gesto che si anticipa
nella retina di questi mesi mentre cammino sotto
questo cielo di marmo.
È il sole che schizza la strada e i suoi orari,
facciate discontinue
che evitano il contatto con i corpi
che tentano di sognarsi.
È la lettera piccola che inventa le cartoline,
il suo ritardo e il suo labbro
tremando come l'inchiostro.
(de Buhardilla, Ediciones Valparaíso, Granada 2014)
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