lunedì 8 ottobre 2018

Victrola vieja/Grammofono vecchio

de/di Gonzalo Rojas
(trad Marcela Filippi)
No confundir las moscas con las estrellas:
oh la vieja victrola de los sofistas.
Maten, maten poetas para estudiarlos.
Coman, sigan comiendo bibliografía.
Libros y libros, libros hasta en las nubes, pero la poesía se escribe sola. Se escribe con los dientes, con el peligro, con la verdad terrible de cada cosa.
No hay proceso que valga, ni teoría, para parar el tiempo que nos arrasa. Vuela y vuela el planeta, ¿y el muerto?: inmóvil, ¡y únicamente el viento de la Palabra!
Qué te parece el disco de los infusos: páginas y más páginas de cemento. Que entren con sus guitarras los profesores y el originalista de quince dedos.
Ése que tiene el récord y anda que te anda descubriendo el principio de los principios. El alfabeto mismo le queda corto para decir lo mismo que estaba dicho.
Y al que le venga el cuero que se lo ponga antes que lo dejemos feo y desnudo. Bajarse del caballo. La cosa empieza por el ser más abstracto. O el más abstruso.
Dele con los estratos y la estructura cuando el mar se demuestra pero nadando. Siempre vendrán de vuelta sin haber ido nunca a ninguna parte los doctorados.
Y eso que vuelan gratis: tanto prestigio, tanto arrogante junto, tanto congreso. Revistas y revistas y majestades cuando los eruditos ponen un huevo.
Ponen un huevo hueco tan husserlino, tan sibilinamente heideggeriano, que, exhaustivos y todo, los hermeneutas dejan el laberinto más enredado.
Paren, paren la música de esta prosa: vieja la vieja trampa de los sofistas. A los enmascarados y enmascarantes este cauterio rojo de poesía.

Non confondere le mosche con le stelle:
oh vecchio grammofono dei sofisti.
Uccidete, uccidete poeti per studiarli.
Mangiate, continuate a mangiare bibliografia.
Libri e libri, libri fino alle nuvole,
ma la poesia si scrive da sola.
Si scrive con i denti, con il pericolo,
con la terribile verità di ogni cosa.
Non c'è alcun processo che valga, né teoria,
per fermare il tempo che ci annienta.
Vola e vola il pianeta, e il morto?: immobile.
E unicamente il vento della Parola!
Cosa ne pensi del disco degli “illuminati”?:
pagine e più pagine di cemento.
Che entrino con le loro chitarre i professori
e l'originalista da quindici dita.
Quello che ha il record, e cammina e cammina
scoprendo il principio dei principi.
L'alfabeto stesso gli rimane stretto
per dire la stessa cosa che è stata detta.
E a chi la pelle doni, che la indossi
prima che lo lasciamo brutto e nudo.
Scendere dal cavallo. La cosa inizia
per essere il più astratto. O il più astruso.
E ancora con gli strati e la struttura
quando il mare lo si dimostra nuotando.
Torneranno sempre senza essere andati via
mai da nessuna parte, i dottorati.
Eppure volano gratis: tanto prestigio,
tanti arroganti insieme, tanti congressi.
Riviste e riviste e maestà
quando gli eruditi depongono un uovo.
Depongono un uovo vuoto così husserliano,
così sibillinamente heideggeriano,
che, esauriente e tutto, gli ermeneuti
lasciano il labirinto più ingarbugliato.
Fermate, fermate la musica di questa prosa:
vecchia la vecchia trappola dei sofisti.
Ai mascherati e mascheratori
questo cauterio rosso di poesia.


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