de/di Jorge Luis Borges
(trad. Marcela Filippi)
Libre de la memoria y de la esperanza,
ilimitado, abstracto, casi futuro,
el muerto no es un muerto: es la muerte.
Como el Dios de los místicos,
de Quien deben negarse todos los predicados,
el muerto ubicuamente ajeno
no es sino la perdición y ausencia del mundo.
Todo se lo robamos,
no le dejamos ni un color ni una sílaba:
aquí está el patio que ya no comparten sus ojos,
allí la acera donde acechó la esperanza.
Hasta lo que pensamos podía estarlo pensando él también;
nos hemos repartido como ladrones
el caudal de las noches y de los días.
Libero dalla memoria e dalla speranza,
illimitato, astratto, quasi futuro,
il morto non è un morto: è la morte.
Come il Dio dei mistici,
al Quale si devono negare tutti i predicati,
il morto ubiquamente alieno
non è che la perdizione e l'assenza del mondo.
Tutto gli abbiamo rubato,
non gli abbiamo lasciato né un colore né una sillaba:
è qui il cortile che i suoi occhi non condividono più,
lì il marciapiede dove fu in agguato la speranza.
Perfino ciò che pensiamo potrebbe pensarlo anche lui;
ci siamo spartiti come ladri
i beni delle notti e dei giorni.
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