de/di Santos Domínguez Ramos
(trad. Marcela Filippi)
(trad. Marcela Filippi)
“ A veces el paisajees poco más que un animal cansado.” (Javier Rodríguez Marcos)
El lector se levanta para ver la fatiga vegetal del paisaje,
triste como los lunes en los parques zoológicos.
triste como los lunes en los parques zoológicos.
Por el aire sin curvas de las constelaciones
llega la hora serena de la luz más profunda.
llega la hora serena de la luz más profunda.
Fuera, canta el invierno
con agujas de escarcha, con las lentas agujas
del final de la tarde.
con agujas de escarcha, con las lentas agujas
del final de la tarde.
Las parameras tristes, los álamos del río...
Los heraldos del frío galopan en el viento.
Los heraldos del frío galopan en el viento.
Fuera canta el invierno
su blanca melodía helada entre los pinos,
su salmodia aterida de minutos y nieve
que sube por los arcos nublados de los montes
donde el cuarzo ejercita, con su brillo más duro,
la forma de memoria que llamamos olvido.
su blanca melodía helada entre los pinos,
su salmodia aterida de minutos y nieve
que sube por los arcos nublados de los montes
donde el cuarzo ejercita, con su brillo más duro,
la forma de memoria que llamamos olvido.
Cuando el perro adivina la muerte tras la niebla
y ventea la humedad gris y fría del cercado,
el lector se levanta para mirarse él mismo
contra el cristal.
Y ahora
sus ojos ya no miran.
y ventea la humedad gris y fría del cercado,
el lector se levanta para mirarse él mismo
contra el cristal.
Y ahora
sus ojos ya no miran.
La tarde le devuelve
su imagen sobre el frío incendio del crepúsculo
en un bosque extranjero que no dice su nombre.
su imagen sobre el frío incendio del crepúsculo
en un bosque extranjero que no dice su nombre.
Y el lector ya no sabe
si la dudosa lágrima que cae por el cristal
es suya o del paisaje.
si la dudosa lágrima que cae por el cristal
es suya o del paisaje.
"A volte il paesaggioè poco più di un animale stanco. " (Javier Rodríguez Marcos)
Il lettore si alza per guardare la fatica vegetale del paesaggio,
triste come i lunedì nei giardini zoologici.
triste come i lunedì nei giardini zoologici.
Dall'aria senza curve delle costellazioni
giunge l'ora serena della luce più profonda.
giunge l'ora serena della luce più profonda.
Fuori, canta l'inverno
con aghi di ghiaccio, con i lenti aghi
della fine della sera.
con aghi di ghiaccio, con i lenti aghi
della fine della sera.
Le tristi lande, i pioppi del fiume ...
Gli araldi del freddo galoppano nel vento.
Gli araldi del freddo galoppano nel vento.
Fuori canta l'inverno
la sua bianca melodia fredda tra i pini,
la sua salmodia intirizzita da minuti e neve
che sale dagli archi nuvolosi dei monti
dove il quarzo esercita, con il suo scintillio più duro,
la forma di memoria che chiamiamo oblio.
la sua bianca melodia fredda tra i pini,
la sua salmodia intirizzita da minuti e neve
che sale dagli archi nuvolosi dei monti
dove il quarzo esercita, con il suo scintillio più duro,
la forma di memoria che chiamiamo oblio.
Quando il cane indovina la morte dietro la nebbia
e arieggia l'umidità grigia e fredda della recinzione,
il lettore si alza per guardare se stesso
sul vetro.
E ora
i suoi occhi non guardano più.
e arieggia l'umidità grigia e fredda della recinzione,
il lettore si alza per guardare se stesso
sul vetro.
E ora
i suoi occhi non guardano più.
La sera gli restituisce
la sua immagine sul freddo incendio del crepuscolo
in un bosco straniero che non dice il suo nome.
la sua immagine sul freddo incendio del crepuscolo
in un bosco straniero che non dice il suo nome.
E il lettore non sa più
se la dubbiosa lacrima che cade dal vetro
è sua o del paesaggio.
se la dubbiosa lacrima che cade dal vetro
è sua o del paesaggio.
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