martedì 9 ottobre 2018

ODA A FEDERICO GARCÍA LORCA/ODE A FEDERICO GARCÍA LORCA

de/di Lorenzo Helguero
-Lima 1969-
(trad. Marcela Filippi)
Regresa de la luna, Federico,
desempolva tu traje de arlequín
y dibuja tu voz sobre mis manos:
préstame tus palabras
que las mías cayeron con el primero otoño.
Ritorna dalla luna, Federico,
rispolvera il tuo costume d’arlecchino
e disegna la tua voce sulle mie mani:
prestami le tue parole
che le mie son cadute con il primo autunno.

lunedì 8 ottobre 2018

Victrola vieja/Grammofono vecchio

de/di Gonzalo Rojas
(trad Marcela Filippi)
No confundir las moscas con las estrellas:
oh la vieja victrola de los sofistas.
Maten, maten poetas para estudiarlos.
Coman, sigan comiendo bibliografía.
Libros y libros, libros hasta en las nubes, pero la poesía se escribe sola. Se escribe con los dientes, con el peligro, con la verdad terrible de cada cosa.
No hay proceso que valga, ni teoría, para parar el tiempo que nos arrasa. Vuela y vuela el planeta, ¿y el muerto?: inmóvil, ¡y únicamente el viento de la Palabra!
Qué te parece el disco de los infusos: páginas y más páginas de cemento. Que entren con sus guitarras los profesores y el originalista de quince dedos.
Ése que tiene el récord y anda que te anda descubriendo el principio de los principios. El alfabeto mismo le queda corto para decir lo mismo que estaba dicho.
Y al que le venga el cuero que se lo ponga antes que lo dejemos feo y desnudo. Bajarse del caballo. La cosa empieza por el ser más abstracto. O el más abstruso.
Dele con los estratos y la estructura cuando el mar se demuestra pero nadando. Siempre vendrán de vuelta sin haber ido nunca a ninguna parte los doctorados.
Y eso que vuelan gratis: tanto prestigio, tanto arrogante junto, tanto congreso. Revistas y revistas y majestades cuando los eruditos ponen un huevo.
Ponen un huevo hueco tan husserlino, tan sibilinamente heideggeriano, que, exhaustivos y todo, los hermeneutas dejan el laberinto más enredado.
Paren, paren la música de esta prosa: vieja la vieja trampa de los sofistas. A los enmascarados y enmascarantes este cauterio rojo de poesía.

Non confondere le mosche con le stelle:
oh vecchio grammofono dei sofisti.
Uccidete, uccidete poeti per studiarli.
Mangiate, continuate a mangiare bibliografia.
Libri e libri, libri fino alle nuvole,
ma la poesia si scrive da sola.
Si scrive con i denti, con il pericolo,
con la terribile verità di ogni cosa.
Non c'è alcun processo che valga, né teoria,
per fermare il tempo che ci annienta.
Vola e vola il pianeta, e il morto?: immobile.
E unicamente il vento della Parola!
Cosa ne pensi del disco degli “illuminati”?:
pagine e più pagine di cemento.
Che entrino con le loro chitarre i professori
e l'originalista da quindici dita.
Quello che ha il record, e cammina e cammina
scoprendo il principio dei principi.
L'alfabeto stesso gli rimane stretto
per dire la stessa cosa che è stata detta.
E a chi la pelle doni, che la indossi
prima che lo lasciamo brutto e nudo.
Scendere dal cavallo. La cosa inizia
per essere il più astratto. O il più astruso.
E ancora con gli strati e la struttura
quando il mare lo si dimostra nuotando.
Torneranno sempre senza essere andati via
mai da nessuna parte, i dottorati.
Eppure volano gratis: tanto prestigio,
tanti arroganti insieme, tanti congressi.
Riviste e riviste e maestà
quando gli eruditi depongono un uovo.
Depongono un uovo vuoto così husserliano,
così sibillinamente heideggeriano,
che, esauriente e tutto, gli ermeneuti
lasciano il labirinto più ingarbugliato.
Fermate, fermate la musica di questa prosa:
vecchia la vecchia trappola dei sofisti.
Ai mascherati e mascheratori
questo cauterio rosso di poesia.


giovedì 27 settembre 2018

FANTASMAS/FANTASMI


La tierra donde no hay fantasmas
porque nadie se atreve a verlos...
No, no, responde, rápido:
Donde nadie se atreve a confesar
que los ha visto, que los ve a diario,
que comercia con ellos,
que con ellos convive, duerme y vela.

La terra dove non ci sono fantasmi
perché nessuno ha il coraggio di vederli ...
No, no, rispondi, presto:
dove nessuno osa confessare
che li ha visti, che li vede ogni giorno,
che commercia con essi,
che con essi convive, dorme e veglia.

(de Fingimientos y desarraigos 2001-2007. Pamiela Ed. Navarra 2017)

CODA

de/di Pablo De Rokha (hijo)
(trad. Marcela Filippi)
Luisa Díaz Garay, Luisa De Rokha

Es horrendo saberlo
pero si permanezco en pié cada mañana
es por mis cuatro tragedias cardinales
y porque sigo enamorado de este amor
que me golpea
cuando calzo el ladrón y salgo a escena
y, telonero de esta magia oscura,
espero su mirar
y a las chiquitas
en la sala.
Bestia infeliz, borracho telonero,
un loco irremediable.


È orrendo saperlo
ma se sto in piedi ogni mattina
è per le mie quattro tragedie cardinali
e perché sono ancora innamorato di questo amore
che mi ferisce
quando vesto il ladro e vado in scena
e, siparista di questa magia oscura,
aspetto il suo sguardo
e le piccole
nella sala.
Bestia infelice, ubriaco siparista,
un pazzo irrimediabile.