de/di Luis Miguel Rabanal
(trad. Marcela Filippi)
I
No es difícil advertir en el hombre recostado
un río profundo que surca su memoria y lo traslada
al tiempo sin fatigas que alguna vez sufrió en su carne,
como un estrépito.
Es el atardecer quien padece su fiereza y es la huida
que culmina en un escondite del paisaje
de su edad devastada.
Reconoce a quien tras las moreras vaticina su mal,
se dan las buenas tardes y sonríe por la incrédula
mano mugrienta del niño que hoy no puede ser
amigo suyo.
Hay vencejos dementes que gritan de contento a su lado
y se diría que es tarde y que la vida se nos simboliza
tortuosa, pero también magnánima.
Importa conocer su celebración de lo diverso
y no tanto su manía de hacerse ensordecer por los globos
añiles del poniente, y no tanto su desenvoltura
de individuo que ha sido abordado por el daño
escrupuloso, el de haber vivido muy secretamente
la soledad con el tedio aromatizado
en las noches de hierbabuena y escarcha.
No basta con nombrar su pasado de muchacho
que duerme en el duro borde del alcohol
sin apenas quererlo.
Que nos diga quién fue, como si el lamentarlo
nos transportase a otro mundo cruel y no por ello
más definitivo.
II
Se parece a los inviernos, con su voz de trapo ronca
y la paciencia indescriptible del anciano.
Al dormirse le cierran la ventana para que no sueñe
con el frío y se ovilla lo mismo que el cobarde cuando dan
la hora, la del principio de todo.
La más maravillosa y la más triste.
I
Non è difficile avvertire nell'uomo coricato
un fiume profondo che solca la sua memoria e lo trasporta
al tempo senza fatiche che un dì patì nella sua carne,
come uno strepito.
È il tramonto che soffre la sua spietatezza ed è la fuga
che culmina in un nascondiglio del paesaggio
della sua età devastata.
Riconosce chi dietro i gelsi predice il suo male,
si dicono buona sera e sorride per l'incredula
mano sudicia del bambino che oggi non può essere
suo amico.
Ci sono rondoni dementi che gridano di felicità accanto a lui
e si direbbe che questa sera, che la vita ci viene simboleggiata
in modo tortuoso, ma anche magnanimo.
Importa conoscere la sua celebrazione di ciò che è diverso
e non tanto della sua mania di farsi stordire dai palloni
indaco del ponente, e non tanto della sua disinvoltura
di persona che è stata urtata dal danno
scrupoloso, quello di aver vissuto molto segretamente
la solitudine col tedio aromatizzato
nelle notti di menta e di brina.
Non basta non nominare il suo passato da ragazzo
che dorme sul bordo duro dell'alcol
senza neanche desiderarlo.
Che ci dica chi è stato, come se il dispiacersi
ci trasportasse in un altro mondo crudele e non per questo
più definitivo.
II
Somiglia agli inverni, con la sua voce di straccio rauca
e la pazienza indescrivibile dell'anziano.
Quando si addormenta gli chiudono la finestra affinché non sogni
col freddo e si raggomitola come il codardo quando scandisce
l'ora, quella del principio di tutto.
La più meravigliosa e la più triste.
(Del libro Que llueva siempre. Huerga & Fierro editores)
Nessun commento:
Posta un commento