Marcos Ana, poeta spagnolo deceduto 3 (27/11/2016) giorni fa, fu arrestato all’età di 18 anni dal regime franchista per motivi politici, e rimase in prigione 23 anni. A lui, a questo uomo che non ha mai perso la sua dignità, e non ha mai coltivato l’odio dedico questa mia traduzione all’italiano, dove il poeta nei suoi meravigliosi versi, chiede in modo struggente, di aiutarlo a ricordare come sono lo le cose; i sentimenti, i profumi... La dittatura, non riuscì mai a piegarlo.
Copio qui sotto le parole dello scrittore portoghese José Saramago, che scrisse per lui nel prologo alla sua autobiografia. E vorrei anche osservare che benché si possa subire il fascino di un personaggio (come Fidel Castro) -che sì ha fatto la storia, e ha contribuito a dare un’identità a un continente, senza dubbio -attenendoci alle questioni politiche, tutto andrebbe contestualizzato- era e resterà sempre un dittatore, e in quanto cilena, non posso, e non voglio ignorare, né ora né mai, che una dittatura è pur sempre una dittatura, di qualsiasi colore essa sia, e che i mezzi e gli obiettivi sono sempre i medesimi per privare la gente della proprio libertà. La democrazia, che ha i suoi costi, e le sue falle, è sempre il miglior sistema dove vivere, proprio perché ognuno di noi può scegliere, e se può scegliere, vuol dire che siamo liberi; magari non dai noi stessi , non da quella prigione che è dentro di noi. Spesso siamo infatti, noi i colpevoli di ammirare simboli nefasti, anche a distanza di anni quando il senno del poi, dovrebbe aiutarci a considerare in modo più equilibrato i fatti, e il nostro sentire.
«Ditemi com’è un albero, ditemi com’è la giustizia, non ditemi com’è la dignità. Dite loro com’è un albero, perché il carcere, come un vampiro insaziabile, va suggendo a poco a poco i loro ricordi del mondo esterno, dite loro com’è la giustizia, perché là dove si trovano, tra quattro pareti immonde o davanti al plotone d’esecuzione, essa non è che una caricatura ignobile, una grottesca imitazione, la maschera stessa dell’obbrobrio. Ma non dite loro cos’è la dignità, perché l’hanno conosciuta intimamente, con lei si sono coricati e con lei si sono alzati, hanno mangiato alla sua tavola o le hanno offerto la propria fame, e, ora dopo ora, – affrontando carcerieri e carnefici, stringendo le labbra e i denti sotto gli eccessi della tortura, quegli uomini hanno reinventato la dignità umana nei luoghi in cui, stando al Catone dei criminali, avrebbero dovuto finire per perderla».
«Dicci com’è un albero affinché non dubitiamo che qualcosa nel mondo, fuori da queste mura, continui a combattere contro l’infamia, contro la menzogna, contro la stolta crudeltà dei nemici della vita, dicci com’è e dov’è la giustizia, perché le strappiamo la benda dagli occhi affinché veda, finalmente, a chi, di fatto, è servita, chiunque egli sia; ma non ci dicano com’è la dignità perché lo sappiamo già, perché, perfino quando sembrava non fosse che una parola, noi comprendevamo che si trattava della pura essenza della libertà, nel suo senso più profondo, quello che ci permette di dire, contro l’evidenza stessa dei fatti, che eravamo prigionieri, eppure eravamo liberi».
(trad. Marcela Filippi)
Decidme como es un árbol,
contadme el canto de un río
cuando se cubre de pájaros,
habladme del mar,
habladme del olor ancho del campo
de las estrellas, del aire
recítame un horizonte sin cerradura
y sin llave como la choza de un pobre
decidme como es el beso de una mujer
dadme el nombre del amor
no lo recuerdo
Aún las noches se perfuman de enamorados
que tiemblan de pasión bajo la luna
o solo queda esta fosa?
la luz de una cerradura
y la canción de mi rosa
22 años, ya olvido
la dimensión de las cosas
su olor, su aroma
escribo a tientas el mar,
el campo, el bosque,
digo bosque
y he perdido la geometría del árbol.
Hablo por hablar asuntos
que los años me olvidaron,
no puedo seguir
escucho los pasos del funcionario.
Ditemi com’è un albero,
raccontatemi il canto di un fiume
quando si copre di uccelli,
parlatemi del mare.
Parlatemi dell’odore ampio della campagna
delle stelle, dell’aria.
Recitami un orizzonte senza serratura
né chiavi, come la capanna di un povero.
Ditemi com’è il bacio di una donna
datemi il nome dell’amore
non lo ricordo.
Le notti ancora si profumano di innamorati
che fremono di passione sotto la luna
o rimane solo questa fossa?
La luce della serratura
e la canzone della mia rosa
22 anni, già dimentico
la dimensione delle cose
il loro odore, il loro aroma
scrivo a tentoni il mare,
la campagna, il bosco
dico bosco
e ho perso la geometria dell’albero.
Parlo per parlare di argomenti
che gli anni hanno cancellato,
non posso seguire
sento i passi della guardia...